martedì 10 settembre 2024

RECENSIONE

 LA RINASCITA DI UNA DONNA

 Rosa Elisa Giangoia


Con il suo nuovo romanzo Sadia. Storia di una donna Donatella Mascia arricchisce la sua ormai vasta produzione narrativa aggiungendo un genere letterario diverso, quello dell’autobiografia di un personaggio, una donna, appunto, di nome Sadia, che racconta le sue vicissitudini personali, con una narrazione che riporta al romanzo di formazione (Bildungsroman), raramente con protagonista una donna. Ma la vicenda narrata da Donatella Mascia ha un forte rilievo socio-culturale, in quanto si incentra sulla concezione del matrimonio e sulla condizione della donna in una società, come quella del Bangladesh, paese di religione musulmana sunnita, in cui le donne, prive di autonoma libertà decisionale, vivono in una condizione di oppressione da parte della componente maschile della famiglia.

    Questo è appunto la situazione di Sadia che, appena diventata donna, viene obbligata, nonostante il suo desiderio di continuare a studiare, a sposare un uomo mai visto prima, che si dice abbia fatto fortuna a Roma. Sadia, senza alcun sostegno nella sua famiglia, anzi fortemente indotta dalla madre e dalla nonna a obbedire a questa scelta fatta da altri per lei, acconsente e si trasferisce a Roma, dove deve purtroppo rendersi conto che la condizione sociale del marito non è economicamente florida, come le avevano fatto credere, e dove inizia per lei un calvario di convivenze forzate in appartamenti sovraffollati per la presenza di altri connazionali che le impongono pesanti incombenze domestiche, a cui si aggiungono i turni massacranti nelle attività di pulizie condominiali del marito che diventa il suo più violento oppressore nel lavoro e nei rapporti personali, contrassegnati da stupri e maltrattamenti, anche dopo la nascita di due figli, fino alle minacce, e poi ai tentativi, di ucciderla. Per il marito è tutto nella norma del suo essere padrone della moglie, in base alla concezione tradizionale dei rapporti matrimoniali nel suo paese.
    Dopo il susseguirsi di tante vicissitudini, Sadia, che non ha avuto neppure comprensione e protezione da parte della sua famiglia d’origine durante un breve rientro in Bangladesh, trova la forza di denunciare il marito e di affidarsi alla tutela che la legge può concederle in Italia: di qui inizia per lei la via della fiducia nella giustizia, ma anche in se stessa e in altre persone che l’aiutano a costruirsi una vita autonoma, insieme ai suoi figli, lontano dai soprusi e dalle prevaricazioni del marito, ormai condannato e incarcerato.
    Tutte queste vicende vengono narrate da Donatella Mascia con un’organizzazione della fabula secondo un intreccio accattivante e coinvolgente per il lettore, ma anche con abili approfondimenti psicologici che costruiscono con verisimiglianza la personalità di Sadia, i suoi turbamenti e le relazioni con la famiglia, il marito e gli altri personaggi, a cui si aggiunge una convincente ricostruzione socio-economica del Bangladesh che dimostra un’ottima documentazione su quel paese, lontano da noi non solo geograficamente ma soprattutto per usi, costumi e tradizioni.
    L’intento principale dell’autrice è senz’altro quello di far emergere con questa emblematica vicenda la difficilissima situazione in cui vivono le donne nei paesi dove domina ancora la forte tradizione dell’islamismo più radicale, condizione che, purtroppo, ha avuto ricadute anche qui in Italia con dolorosi episodi di cronaca che hanno creato sbigottimento e sconforto nell’opinione pubblica. La questione si incentra sulla mancanza di libertà di autodeterminazione per le donne, bloccate nei loro progetti di vita e obbligate a matrimoni imposti dalla famiglia. Tutto questo avviene in situazioni di forte e acritica adesione alla tradizione sociale e religiosa, in forme e modi che a noi, eredi dell’evoluzione della mentalità derivante dal Rinascimento e dall’Illuminismo, appaiono incomprensibili e inaccettabili. Dobbiamo, però, pensare che per lungo tempo, anche nella nostra cultura, il matrimonio è stato vissuto come un contratto, sulla base di convenienze familiari, più che come un legame affettivo e sentimentale tra due persone. A mettere in discussione questa visione del matrimonio hanno fortemente contribuito diverse opere letterarie, come Giulia o La Nuova Eloisa di Rousseau, I dolori del Giovane Werther di Goethe e Le ultime lettere di Jacopo Ortis del Foscolo, spostando l’attenzione sulla sfera soggettiva e sulla personale consonanza psicologica determinante per l’amore come fondamento del matrimonio. Possiamo quindi sperare che la letteratura, con buoni romanzi, come questo, capaci di prospettare problemi, ma anche di indicare vie di risoluzione, possa ancora contribuire ai cambiamenti di mentalità, anche se oggi ci sono molti altri soggetti che entrano in gioco.

Donatella MASCIA, Sadia storia di una donna, Genova, Stefano Termanini Editore, 2024, pp. 271, € 18,00.