sabato 28 dicembre 2019

RICORDO di GUIDO ZAVANONE


                                                                                                                                 
                                                    Rosa Elisa Giangoia


Ad un mese dalla scomparsa (29 novembre 2019) vogliamo ricordare con affetto e rimpianto il nostro socio, insigne poeta, GUIDO ZAVANONE.

    Lungo è stato il percorso poetico di Guido Zavanone dall’esordio con La terra spenta (1962) fino a Foto ricordo a cui si è dedicato con tanto impegno nell’ultimo periodo e appena pubblicato. Nato ad Asti nel 1927, ma formatosi con gli studi liceali ed universitari a Genova, dove è vissuto, esercitando la professione di magistrato fino alla nomina a Procuratore Generale presso la Corte d’Appello della città. Ha collaborato a varie riviste fin dagli anni ’60 (“Diogene”, “Letteratura”, “Il caffè”, “Il ponte”), è stato successivamente redattore di “Resine”, “NuovoContrappunto”, “Satura” e “Xenia”, ha istituito una Fondazione con il nome suo e della moglie Giovanna Giordano per la promozione della poesia contemporanea, soprattutto in Liguria, con Vittorio Coletti, Rosa Elisa Giangoia e Stefano Verdino.
   La poesia è sempre stata la sua forma d’espressione privilegiata a cui si è dedicato con impegno e passione nella ricerca di una voce sempre più pregnante ed efficace per esprimere la sua sofferta riflessione sull’esistenza umana.  Dopo la prima silloge, la sua produzione si è sviluppata in una numerosa serie di pubblicazioni: Arteria (1983), La vita affievolita (1986), Il viaggio (1991), Qualcosa (1994), Se restaurare la casa degli avi (1994), Care sembianze (1998), L'albero della conoscenza (2004), Il viaggio stellare (2009), Tempo nuovo (2013). Molta parte di queste sillogi è poi confluita nell’ampia autoantologia Lo sciame delle parole (Interlinea, 2015), ma l’ispirazione poetica di Zavanone non si è spenta, anzi la sua riflessione si è fatta più intensa e profonda nella consapevolezza del declino che l’ha portato a raccogliere presso l’editore San Marco dei Giustiniani i suoi due precedenti poemi sul “viaggio” in Percorsi della poesia (2017) e a comporre le nuove sillogi L’essere e l’ombra (2018) e Foto ricordo (2019). A tutta questa produzione creativa vanno aggiunte alcune significative traduzioni dal francese, in particolare da Supervielle e dai poeti legati alla rivista “Autre Sud”, e il romanzo di amara e ironica riflessione sulle debolezze umane La Volpona, scritto negli anni ’60 e ampiamente rielaborato per la recente pubblicazione (Manni, 2019), a cui dovrebbe far seguito quella postuma in volume anche del romanzo Le salmonelle a Rado, già apparso a capitoli sulle riviste “Satura” e “Xenia”.
   La poesia di Guido Zavanone, fin dagli inizi, è stata apprezzata da autori significativi (Camillo Sbarbaro, Andrea Zanzotto, Angelo Barile, Vico Faggi e Giuseppe Conte) e ha ricevuto importanti premi letterari, tra cui i più recenti sono stati il Cesare Pavese nel 2013 e il Firenze nel 2017. Di lui si sono occupati critici di rilievo come Giorgio Bárberi Squarotti, Nerio Bonifazi, Elio Gioanola, Angelo Marchese, Angelo Mundula, Giovanni Tesio, Stefano Verdino, Vittorio Coletti, Giorgio Ficara e altri.
    Poesie di Guido Zavanone sono state tradotte in francese, rumeno, sloveno e maltese.
    La sua è stata riconosciuta come una valida voce poetica anche per la capacità di padroneggiare con efficacia espressiva misure testuali diverse, dall’epigramma e dalla poesia breve, talvolta con movenze da haiku, alle poesie di più ampio respiro, fino alla misura del poema ne Il viaggio e nel Viaggio stellare. A questo si aggiunge l’originalità di sentimento e di espressione, soprattutto per le metafore di forte icasticità e per il tessuto poetico caratterizzato da una calibratura funzionale e significativa tra musicalità e dissonanze.   
    La lirica di Zavanone si snoda lungo una linea costante, caratterizzata dalla fedeltà alla domanda di senso sull’esistenza umana e vive dell’equilibrato rapporto tra riflessione e descrizione, in quanto il narrare, sovente utilizzato, non è mai fine a se stesso, ma assume sempre finalità emblematiche tra il simbolo e l’allegoria. A predominare nell’ispirazione poetica è una revisione critica da parte della coscienza morale indirizzata dalla ragione capace di cogliere con profetica anticipazione gli abbrutimenti della nostra società fin dal primo apparire. L’interrogarsi sul senso dell’umana esistenza e la ricerca di Dio, non raggiungendo soddisfacenti risposte e mete, si fanno sovente amara constatazione con venature ironiche che alleggeriscono l’impegno del riflettere e orientano verso un atteggiamento di accettazione che s’infittisce di spessore spirituale e di movenze stoiche con il passare degli anni e con la consapevolezza del declino fisico e dell’avvicinarsi della fine. Questa diventa la riflessione dominante e intensamente sofferta dell’ultima raccolta poetica (Foto ricordo) che si conclude, però, con un invito alla speranza, riconosciuta come unica salvezza («Speranza è la cosa più giusta»).



venerdì 27 dicembre 2019

RECENSIONE


DIALOGO CON IL MONVISO

Rosa Elisa Giangoia

A dominare questa nuova silloge poetica di Beppe Mariano è, come indica già il titolo, il Monviso, la grande montagna incombente nel paesaggio dove il poeta vive. È un monte maestoso, affascinante e incombente, ricco di memorie storiche e di suggestioni leggendarie. Ma è anche il simbolo dell’ascendere, un invito attraente a raggiungere una vetta che sembra toccare il cielo. Questo fascino viene compiutamente espresso nella poesia Salire in cui il legame tra il monte e il cielo è rivelato dal «volo ondoso / delle ballerine bianche che l’àugure / monvisano sa ancora interpretare»: il cielo e la terra entrano in dialogo per chi è erede e custode della sapienza antica. L’attrazione del salire è forte: «Bisogna salirvi / fino a che lo sguardo non giunga / a un mareggiare di cime» dice il poeta in L’orizzonte e aggiunge «L’orizzonte, infine, risulterà più esteso, / reso migliore dalla fatica».  Ma, a vanificare la fatica dell’ascesa, è la realtà: «Salgo sulla cima più alta, l’orizzonte totale. / Ma di lassù scorgo cime ancora più alte». Anche qui si ripete per il poeta l’interrogativo nodale di ogni sua riflessione: «Come venire a capo della vita?» (Viaggio ingessato). Non resta che sperare, o forse illudersi, entrando in dialogo ironico e dubbiosamente contrastivo con Montale: «Oppure l’anello che non tiene / per un attimo terrà?» (Il proposito).
Verificata l’impossibilità di attingere ad una convincente risposta sul senso della nostra umana esistenza, al poeta non resta che proteggersi in «un carapace di ghiaccio», sperando di essere «un giorno / ritrovato: come un antico egizio / bendato e ancora tutto intero» (Al mio angelo), in una disincantata e ironica speranza di acquisire in futuro soddisfacenti risposte…
Ma se il Monviso, magico e misterioso, «metà d’una clessidra la cui parte superiore è invisibile» (Il Monviso intendilo, lettore), non sa dare le risposte agli assillanti interrogativi esistenziali del poeta, questo monte, colto con più realismo nella sua «sottana verde e graduata» (Specista) può diventare l’interlocutore privilegiato per un dialogo acuto e serrato su tante questioni che attraversano e contraddistinguono il nostro attuale vivere quotidiano.  Per non parlare da solo, ora che parlare da soli «è diventato normale» in questo mondo in cui ciascuno «non ascolta altri che sé» (Fin dalla pubertà), il poeta tiene fisso uno sguardo sul Monviso, consapevole della sua «parte superiore […] invisibile» e l’altro sul mondo che lo circonda di cui coglie aspetti e situazioni negative, ad iniziare dall’incapacità di ascoltare e di dialogare seriamente, mentre la montagna ha tante voci, tanti linguaggi (Sali a te stessa). Nel mondo, invece, ci sono muri, visibili e invisibili, che solo la poesia può combattere «poetando quasi senza interruzione» (Alzare muri).
Il poeta ha un occhio particolare che gli permette di vedere La verità vera, per poter osservare, senza essere visto, l’«africano» che «Ha issato sul balconetto un padellone TV / ed ora può vedere il mondo e con meraviglia / a colori il cosmo dove immagina / la sua famiglia massacrata / trasvolare lungo una flottiglia di stelle» (A colori il cosmo). Amara constatazione della vicenda di un emigrante che si compiace della sua nuova situazione, a differenza di tanti altri Emigranti che «vorrebbero anch’essi avere le ali» come i gabbiani a cui «ne staccano / alcune […]. Ma sono troppo piccole per potersene servire», per cui «non se ne possono andare», ma devono rimanere sotto lo sguardo di quei borghesi che «sorridono dal lungomare dorato», mentre «altri esprimono riprovazione». In questo mondo degli immigrati, fatto di dolore e di speranza, guardato dal poeta con umana pietà, c’è anche «l’eritrea di efebica bellezza» a cui, quando «Colpita da un retrovisore / sta per rovinare a terra» (Sopra) «due ali spiccano» che le consentono di volare «sopra le macchine stesse». All’indifferenza nei confronti degli immigrati si aggiunge quella per i molti nel nostro paese colpiti dal recente susseguirsi di eventi sismici, ma, a questo proposito, l’attenzione del poeta, con venature virgiliane, va a chi soffre, dimenticato più degli uomini, cioè agli animali, come Le pecore che «Hanno di lana dovuto alimentarsi, / strappandola coi denti una all’altra, / pur di non sbranarsi». E il dolore accomuna tante altre persone, come le donne violentate e stuprate, ma «Straziate / ancor più da compagni narcisi, che pretendono invece che amore servigi, / secondo l’usa-e-getta del tempo» (Rosetta). Accanto a loro, gli uomini disperati per la perdita del lavoro (Calurafa), tanto che a dominare sembra essere sempre più l’ingiustizia sociale (Scenari) che crea la violenza e rende insicura la nostra incolumità (Lo spandicicche). Ironica e fantasiosa la descrizione di una delle più diffuse acquisizioni dell’ingegneria bio-medica, La risonanza magnetica in cui la sensazione di essere «riposto in un loculo» si trasforma in quella di diventare «un proiettile spaziale», capace di sorvolare il Monviso da dove il poeta vede il suo «alter ego» «arrampicare sulla pietraia»: è un’esperienza surreale tra perdita e recupero della propria corporeità, ma soprattutto un’osservazione ironica e disincantata di una pratica diagnostica diventata ormai consuetudine nella quotidianità…
Ci rendiamo così conto che il poeta Mariano guarda veramente il mondo da quella metà invisibile dell’ipotetica clessidra del Monviso («il suo rovescio» del titolo) da cui molte cose della terra rivelano tutta la loro problematicità, ma anche la loro inadeguatezza e incongruenza, fino a sfiorare l’assurdo…
A dominare è pur sempre l’incomprensibile, perché l’unica verità a cui si può approdare è un ossimoro: «la favola / d’un infinito circoscritto», indagata dagli scienziati i quali, però, non sono ancora arrivati oltre quel «residuo palatale» della «voce di Dio / quando ha creato l’universo» «che gli astrofisici chiamano / onda gravitazionale» (La voce di Dio).
Tutto questo ci dice Beppe Mariano in questo suo ultimo libro in un linguaggio poetico fatto di impuntature dissonanti e di efficaci creazioni linguistiche, da «lucciolando» a «s’ammoscano» a «spandicicche» a «spetalato», di recuperi dialettali («Ala mala cirimela»), di neologismi, come «specista» e «trumpismo», di forzature lessicali, come «tremota», «infosca», «inquinatori», «strabicare», «svinazza». Un poeta che sa abilmente piegare il lessico alle sue necessità di efficacia espressiva, con pregnanza e rispondenza, è un autore che conferma la validità contenutistica e formale della sua poesia.

BEPPE MARIANO, Il Monviso e il suo rovescio, Milano, Mursia 2019, pp. 75, € 15,00.

Il Monviso e la Sacra di San Michele


GRUPPO DI LETTURA


MARTEDI' 17 DICEMBRE al GRUPPO di LETTURA presso la BIBLIOTECA SERVITANA eravamo in 7 e sono stati presentati i seguenti kibri:

EZIO STARNINI, Genova dentro (Raffaella Silvestrini);

ROBERTO BERETTA, Il piccolo ecclesialese illustrato (Enrico Garano);

VINCENZO PETRONI, L'Italia dei padri Giorgio Olivari);

GIANRICO CAROFIGLIO, Non esiste saggezza (Iolanda Bianchi);

EUGENIO CORTI, Il cavallo rosso (Gianna Orengo);

SONIA MORGANTI, Il magnifico perdente (Rosa Elisa Giangoia).



Il prossimo incontro si terrà sempre presso la BIBLIOTECA SERVITANA di via Baroni a Genova martedì 21 gennaio 2020 alle ore 16.30.

PROGRAMMA DI DICEMBRE

MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE ore 16.30
Biblioteca Servitana – via Baroni – Genova
Gruppo ANTICA FOCE


GIOVEDÌ 12 DICEMBRE ore 18.30
MBA – Museo dell’Attore – Via del Seminario, 10 - Genova
Nell’ambito della Tavola rotonda
ALL’OMBRA DELLE QUINTE.
ESPERIENZE FEMMINILI NELLA CREAZIONE E DIREZIONE TEATRALE
IN LIGURIA
Intervento di Rosa Elisa Giangoia
MARGHERITA FAUSTINI: SCRITTI PER IL TEATRO
(locandina sul retro)


MARTEDÌ 17 DICEMBRE ore 16.30
Biblioteca Servitana – via Baroni – Genova
GRUPPO di LETTURA
Con scambio degli auguri natalizi

mercoledì 20 novembre 2019

GRUPPO di LETTURA



Martedì 19 Novembre al GRUPPO di LETTURA presso la Biblioteca Servitana eravamo in 8 e sono stati presentati i seguenti testi:

Anna Lajolo - Guido Lombardi, L'isola in capo al mondo (Giorgio Olivari);
Carta delle Bambine (Vivi Marchese);
Anselm Grum, Lottare e Amare (Elsa Urbani);
Giovanni Braida, Shekhinah (Rosa Elisa Giangoia);
Tara Westover, L'educazione (Maria Cristina Ferraro).

Il prossimo incontro si terrà Martedì 17 Dicembre, sempre alle ore 16.30 presso la BIBLIOTECA SERVITANA
via Baroni
16129 Genova.

sabato 9 novembre 2019

PROGRAMMA del mese di NOVEMBRE


MERCOLEDÌ 6 ore 16.30
BIBLIOTECA SERVITANA
Via Baroni – Genova
GRUPPO ANTICA FOCE


SABATO 9 ore 17.30
SATURA
Palazzo Stella – piazza Stella, 5 Genova
Inaugurazione di CIBARIE LEONARDESCHE
Mostra e reading
(seguirà cena su prenotazione)


LUNEDÌ 18 ore 17
Sala di STORIA PATRIA
PALAZZO DUCALE - Genova
Presentazione di
IL LIBRO DI NATALE
Di Maria Cristina CASTELLANI e i suoi Allievi
(De Ferrari Editore)
Intervento critico di Rosa Elisa Giangoia
Letture di Gianni Cadili Rispi e Bianca Podestà


MARTEDÌ 19 ore 16.30
BIBLIOTECA SERVITANA
Via Baroni – Genova
GRUPPO di LETTURA


mercoledì 9 ottobre 2019

LA POESIA DI MARIASOFIA ALLEVA




Mariasofia Alleva


UNA VOCE ORIGINALE NELLA POESIA
Roberto Trovato
Nata a Cuggiono, in provincia di Milano, il primo luglio 1990, ma cresciuta tra Roma e Todi, la Alleva è un’artista poliedrica. In effetti è impegnata con esiti ragguardevoli in tre settori, poesia, danza e teatro. La giovane di cui mi occupo sul blog del Gatto certosino, una delle realtà culturalmente più vitali del capoluogo ligure, grazie all’impegno, alla passione e alla competenza di Rosa Elisa Giangoia, si è diplomata nel 2013 come attrice all'Accademia d'Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano.  Con il gruppo Pleiadi, in cui è entrata presto, ha partecipato nel 2018 ad un suggestivo spettacolo di teatro danza, Viajo solo, il cui debutto è avvenuto al MUDEC di Milano in occasione di una mostra dedicata a Frida Khalo. La grande pittrice messicana, a cui è intitolata una delle poesie più intense e penetranti della poetessa, la undicesima qui pubblicata, è una donna alla ricerca del suo posto nel mondo. A tale fine intraprende un viaggio di scoperta personale. Lo stesso itinerario è quello compiuto dalla Alleva, autrice e performer segnalata all’unanimità come meritevole del secondo premio alla ottava edizione di ActorsFestival, Va detto che le liriche edite non fanno parte di una specifica silloge. Per un verso questi testi testimoniano il fitto intreccio di componimenti che l’hanno ispirata, e per l’altro la ricchezza dei suoi interessi.  La Alleva lavora con sapienza su una tastiera sonora suggestiva confermando quanto Ceronetti annotava nel risvolto di copertina di un volume uscito nel 1990, Nostalgia dell’acqua, di Gabriello Leto: «il verso è costruzione, architettura sonora, musica, se non è questo non esiste; rumore e macerie non fanno poesia».
Con rigore e coerenza la Alleva non solo attesta un’assidua frequentazione della poesia, ma insieme rivela sentimenti di umana pietà, del tutto scevra da toni falsi come comprova la decima poesia di 42 versi intitolata Genova in cui alcuni spazi del capoluogo ligure, via del Fico e della Maddalena,

martedì 1 ottobre 2019

PROGRAMMA del mese di OTTOBRE 2019

MERCOLEDÌ 2 Ottobre ore 16.30
Biblioteca Servitana
Via Baroni – Genova
GRUPPO ANTICA FOCE



GIOVEDÌ 10 Ottobre ore 17.30
Salone di BANCA GENERALI
Piazza De Ferrari, 4 - Genova
Ascensore A secondo piano 
FRANCESCO MACCIÒ
presenta la nostra plaquette annuale
L’ALTRO
(Kanaga Editore)
Gli autori potranno leggere il loro testo o affidarlo ad altri per la lettura
All’incontro seguirà un aperitivo per chi lo desidera allo Storico Lounge Cafè
Piazza De Ferrari 36
(Costo € 8,50)


MARTEDÌ 15 Ottobre ore 16.30
BIBLIOTECA SERVITANA – Via Baroni – Genova
GRUPPO di LETTURA

mercoledì 24 luglio 2019

PORTOFINO DUBBING GLAMOUR FESTIVAL 1st e ACTORSPOETRYFESTIVAL 8th


ONLINE il Bando per partecipare a Portofino Dubbing Glamour Festival, Spin-off di ActorsPoetryFestival. In parallelo allo storico Festival, ormai all’8° edizione, il progetto che tratta del mercato del lavoro dell’attore e consta di due macro aree: attori e autori performers debutterà il 26 agosto. Cinque le Sezioni dell’area dedicata agli attori: Esibizione dal vivo, doppiaggio, lettura di audiolibri, speakering e video acting. Portofino Dubbing Glamour Festival conterrà le Semifinali e Finali della Sezione doppiaggio. I premi in palio sono contratti con le Produzioni di doppiaggio, contratti per lettura di audiolibri, una serata di spettacolo e pubblicazione editoriale/digitale per gli autori performers. La Giuria, composta dal Gotha del doppiaggio nazionale e attori di fama internazionale e mondiale, vedrà professionisti impegnati nei lavori di Giuria. Eccezionale la partecipazione di Giancarlo Giannini, quale presidente della prestigiosissima vetrina, con la collaborazione di Annalaura Carano (Warner Bros Entertainment), Christian Iansante (voce ufficiale di Bradley Cooper), Marco Mete (doppiatore storico di Daffy Duck, direttore di doppiaggio, regista, attore), Pietro Ubaldi (voce ufficiale di Boing TV, doppiatore di Barbosa in Pirati dei Caraibi), Haruhiko Yamanouchi (doppiatore, attore, speaker di eccezionale talento), Ida Sansone (doppiatrice di Dolores Umbridge in Harry Potter, direttrice di doppiaggio, regista e attrice, Marco Checchi (Booker di SDI Media), Gerardo Di Cola (critico e pluripremiato storico del doppiaggio). Direzione artistica Daniela Capurro, presente nelle due giurie. Al tavolo dei giurati di ActorsPoetryFestival 8° edizione ci saranno: Roberto Trovato (docente drammaturgia Università di Genova), Paola Ergi  (owner GOODmood audiolibri), Rosa Elisa Giangoia (presidente associazione Il Gatto certosino), Laura Garavaglia (poeta, giornalista, fondatrice festival internazionale Europa in versi), Paolo Linetti (curatore del Museo d’Arte Orientale di Brescia), Piero Cademartori (Editrice Zona). Premi in palio con Warner Bros Entertainment, SDI Media, GOODmood, Editrice Zona, Teatro G.A.G., Associazione culturale Il gatto certosino, Museo d’Arte Orientale di Brescia. I luoghi prescelti per i due Festival si confermano Palazzo Ducale, Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, Villa Piaggio con la novità di Portofino. È stato attivato un importante Gemellaggio con la Casa della Poesia di Como. Il programma delle due manifestazioni prodotte da Teatro G.A.G., che prevede anche due Mostre sul doppiaggio e i suoi interpreti e sui Manga-Anime, prestigiosi workshop, interventi comici a cura di Alessandro Bianchi, interventi musicali, speed date e incontri col pubblico, è disponibile online. Scheda di iscrizione e Regolamento per la partecipazione su www.teatrogag.com. La partecipazione è consentita a concorrenti italiani e stranieri. Aperta la prenotazione agli speed date (gratuiti) e ai workshop con Haruhiko Yamanouchi, Marco Mete, Ida Sansone, Rosa Elisa Giangoia, Paola Ergi e Paolo Linetti. Per tutti gli appuntamenti Entrata libera.


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EYCH AWARD
#unakermessepienaditalento

Teatro G.A.G. (Associazione culturale)
Gruppo Artisti Genovesi
Direzione Artistica: Daniela Capurro
www.teatrogag.com



venerdì 28 giugno 2019

LETTERA-RECENSIONE


Suor Mariangela De Togni
Suor Mariangela carissima,

il tuo Nel fiato umido dell’autunno ha una luce profonda e intensa che si genera e rigenera ad ogni verso e che viene amplificata dalla brevità dei testi. Amplificata perché nella brevità la parola si fa più densa e marcata e l’infinito e la bellezza del creato trovano la loro dimensione più autentica e pura. La brevità fa sbocciare la parola e la Parola nella sua pienezza, e da questa parola/Parola subito si viene pervasi, la si sente come dimora, come il Tempo e lo Spazio che ci sospinge e in cui si desidera essere sospinti. E’ l’incontro, questa parola, di molteplici tu, il tu della tua scrittura e il tu del lettore a cui ti rivolgi, e poi ancora il tu del creato e il Tu del Creatore. Tutto nei tuoi versi vive e si fa Vita e richiamo. E invito. Invito a riconoscersi sempre parte di ciò che ci circonda e che ci è stato donato in nome dell’amore e per amore.

                 Grazie, Suor Mariangela per questo libro che è pienezza e testimonianza, testimonianza di ciò che è l’Amore e di ciò che l’Amore può donarci.

Silvia Comoglio


Silvia Comollo

venerdì 21 giugno 2019

RECENSIONE

Rosa Elisa Giangoia

Con la nuova silloge poetica Nel fiato umido dell’autunno Mariangela De Togni prosegue il suo percorso lirico incentrato sulla meraviglia di fronte all’apparire di ciò che cade sotto il suo sguardo, sempre rivestito da un’attrattiva di novità. Costante è la percezione del mistero della novità degli elementi consueti che sempre si rivelano «in un ventaglio / di possibilità» (Nel porto liquefatto), identici e, nello stesso tempo, nuovi sono il «cielo d’indaco», «il cerchio sbiadito / della luna», «le stelle», il «cielo vellutato», «le verdi pareti del mare». Il senso di novità, che porta la poetessa fino allo smarrimento, è dato dalle immagini stranianti del suo spirito che approda «nel porto liquefatto di stelle, / dove, sotto i portici / della notte, si vendono / onde di scoglio» in un susseguirsi di sfondamenti del muro del naturalismo che prelude ad oltrepassare la realtà per riparare «sotto una gronda divina, / per non smarrire / la polifonia dell’esistenza».
In questa prima lirica della raccolta è già racchiusa e compiutamente espressa la personale tonalità di questa nuovo libro di Mariangela De Togni che con le parole sapienti della poesia sa ricomporre «frantumate / lontananze», collegando il tempo con l’eterno e attivando la capacità di «vedere nel profondo / dell’anima», dove si avverte «nel silenzio / l’accorata salmodia / del cuore».
Quello che appare da queste poesie è un mondo di luce, che diventa metafora e simbolo di speranza, da cui l’anima «sale a veleggiare nel cielo» in quella tensione ascensionale che è sempre anelito d’incontro con il “tu” che partecipa e condivide comunanze di privilegiata esperienza in un intenso e fiducioso dialogo che trapassa la realtà per attingere ad una più alta esperienza di comunicazione con un Tu, assoluto e universale, ma pur sempre venata di interrogativi sostenuti da fiducia e speranza (Vento di Sion).
Le poesie di Mariangela De Togni sono intessute di immagini di luminosa bellezza in cui si fondono la luce, i colori, i profumi, i fiori, il vento, i frulli delle ali per creare paesaggi di intensa e straordinaria suggestione in un trapassare metamorfico di attrazioni. L’atmosfera di queste liriche è rarefatta, sospesa in una magia di elementi della natura che dialogano in un rapporto vitale che la poetessa percepisce in modo privilegiato e vive in una dinamica di personale interna ascesa che nasce da intime emozioni affidate alla poesia, in quanto «Scrivere è estrarre / dalla propria anima la bellezza; / un bisogno interiore» (Perché scrivere se scarto il silenzio).
Queste liriche dimostrano ancora una volta, come nella precedente produzione di Mariangela De Togni, una fede profonda e sincera, vissuta in gioiosa armonia, senza appesantimenti dottrinali e pastoie confessionali, fondata sulla consapevolezza che «Dio è un’occasione di stupore ancora più grande» (Queste tue mani). È una fede nell’assoluto, percepito come entità presente nel pulsare della vita nelle sue varie manifestazioni, alla cui contemplazione ed esaltazione la poetessa destina il suo canto. Dice infatti: «cercando / ai bordi del tempo / l’impronta divina / e nei sospiri / delle cose» (Attesa leggera). È questo un canto che dà gioia e serenità a lei che scrive e in cui in positivo coinvolge i lettori con un’attraente atmosfera di pacificazione interiore, grazie ad una spiritualità profonda e autentica.

Mariangela De Togni, Nel fiato umido dell’autunno, Rimini, Fara Editore, 201

mercoledì 5 giugno 2019

L'ULTIMO ROMANZO DI ROSA ELISA GIANGOIA : “FEBE - DAL TEMPO ALL'ETERNO”.


Luigi De Rosa

 La scrittrice Rosa Elisa Giangoia, che vive e opera a Genova dove ha insegnato  Materie Letterarie nei Licei, ha messo la sua eccezionale preparazione classica al servizio della ricerca didattica in corsi di aggiornamento per docenti presso associazioni culturali e professionali. Inoltre ha svolto attività di consulente degli Assessorati alla Cultura della Regione Liguria e della Provincia di Genova. E' redattrice di numerose riviste letterarie e culturali tra cui XENIA, di Genova, e NUOVA TRIBUNA LETTERARIA di Padova.
Come scrittrice ha al suo attivo notevoli pubblicazioni sia nel campo della poesia (raffinate sillogi di liriche) sia in quello della prosa ( romanzi e racconti, e saggi di gatronomia letteraria).
Il suo ultimo romanzo Febe – dal tempo all'eterno (Europa Edizioni, Roma 2018, 198 pagg. euro 14,90) costituisce il punto più alto nella sua storia di scrittrice, al culmine di esperienze fondamentali nel campo della lirica, del pensiero, della visione storico-religiosa della vita umana e del mondo.
Febe è una donna greca, di Cencre presso Corinto, una vedova colta, sensibile e gentile, alla quale il marito ha lasciato una ricca eredità, frutto della proprietà di alcune navi con le quali suo figlio Ippolito esercita il commercio nel mar Egeo e fino ad Ostia e a Roma. Ma non è il denaro che può saziare la ricerca di assoluto di Febe che soffre molto per la solitudine interiore e per la mancanza di un soddisfacente senso della vita e dell' Aldilà.
Ella passa da una esperienza all'altra circa il culto degli Dei dell'Olimpo o dei Misteri Eleusini o in ricerche presso filosofi ed astrologi. Soffre per la perdita dell'affetto del marito e per le lunghissime assenze del figlio tanto che teme perfino che egli sia morto o sia prigioniero dei predoni in qualche luogo sconosciuto.
Un giorno a Corinto vede una folla di ebrei che minaccia l'incolumità di un altro ebreo, Paolo di Tarso.

venerdì 31 maggio 2019

DAL TEMPO ALL'ETERNO


Relazione tenuta da Carlo Biancheri in occasione della presentazione del romanzo FEBE. Dal tempo all'eterno di Rosa Elisa Giangoia, il 16 maggio 2019 presso l'Oratorio di San Filippo a Genova

***

«Vi raccomando Febe nostra sorella che è diaconessa della Chiesa di Cencre, affinché voi la riceviate nel Signore in maniera degna dei santi e l’assistiate in tutte le cose di cui avrà bisogno perché essa pure ha assistito molti ed anche me». Così dice san Paolo nella conclusione della Lettera ai Romani  (Rm 16,1), quando invia i saluti finali ai destinatari del suo messaggio che vivono a Roma.
Febe è quindi una donna greca di cui sappiamo solo questo dalle parole di Paolo, per cui l’autrice del romanzo si impegna nell’”invenzione della verità”, immaginando l’esistenza di questa donna nello scenario del suo tempo.
È una donna  di Cencre, piccolo centro sul mar Egeo, non lontano da Corinto (il canale per attraversare l’istmo allora non c’era ancora, iniziato da Nerone e poi abbandonato, perché costava troppo, è stato costruito solo 1800 anni dopo…) che vive il suo tempo, si interroga sul senso della vita e si imbatte in un annuncio nuovo, scandaloso per la sua cultura, quello del Vangelo che le arriva attraverso le parole di Paolo.
La domanda centrale di questo romanzo è dunque quale sia l’impatto del messaggio cristiano nel contesto culturale greco-romano.

giovedì 30 maggio 2019

INVITO

MARTEDÌ 4 GIUGNO 2019
Ore 17,30
   GRAZIELLA CORSINOVI
presenta
MÉLAKHOLÉ
 Lezioni maltesi
La malinconia nella Letteratura Europea
(Venilia Editrice, 2019)
di BRUNO ROMBI

Libreria L'ANTICO PORTALE - vico S. Antonio, 3 
(da via Balbi) - 16126 Genova


giovedì 23 maggio 2019

GRUPPO di LETTURA


Martedì 21 Maggio al GRUPPO di LETTURA presso la Biblioteca Servitana eravamo in 6 e sono stati presentati i seguenti testi:


Vito Molinari, Carosello e poi tutti a nanna (Laura Monego);


M. Demy - A. McFadzean, L'ingegneria degli animali (Raffaella Silvestrini),


Ermelina Balocchi, Diario di una maestra - 1924-1925 (Giorgio Olivari);


R. Seethaler, Il campo (Iolanda Bianchi);


Emilia Michelazzi, Roma e il misterioso popolo della seta (Rosa Elisa Giangoia);


A. Oz, Finché morte non sopraggiunga (Maria Cristina Ferraro).



Gli incontri vengono sospesi per il periodo estivo e riprenderanno nel mese di ottobre.

lunedì 6 maggio 2019

PROGRAMMA del mese di MAGGIO 2019


MERCOLEDÌ 8 Maggio ore 16.30
BIBBLIOTECA SERVITANA - Via Baroni – Genova
GRUPPO ANTICA FOCE


GIOVEDÌ 16 MAGGIO ore 17
Oratorio di San Filippo Neri – via Lomellini, 10 – Genova
Padre Mauro DE GIOIA e Carlo BIANCHERI
presentano il romanzo
FEBE
(Europa Edizioni)
di Rosa Elisa GIANGOIA


MARTEDÌ 21 MAGGIO ore 16.30
BIBLIOTECA SERVITANA – via Baroni – Genova
GRUPPO di LETTURA


MERCOLEDÌ 22 MAGGIO ore 17
Società Ligure di Storia Patria
Palazzo Ducale – piazza G. Matteotti, 5 - Genova
Stefano VERDINO
presenta
L’ESSERE E L’OMBRA
(Edizione San Marco dei Giustiniani)
di Guido ZAVANONE