mercoledì 14 ottobre 2020

POESIA

Proponiamo ai nostri lettori questa vibrante testimonianza di dedizione e di fedeltà alla scuola, alla cultura, e, in particolare, all'insegnamento della Letteratura da parte del prof. Renato Dellepiane che, con rammarico e malinconia, ma anche con la serenità per aver bene operato, guarda al suo lavoro di docente e di preside nel momento della conclusione.


Natale 2010  - 1 . 1. 2011          

All’approssimarsi delle feste, come d’abitudine, invio a tutti i miei auguri più sinceri. Quest’anno non posso non pensare, con un po’ di commozione, che sarà l’ultima volta che lo faccio.  Perciò mi sono permesso di “rovinare” una splendida poesia di Giorgio Caproni   presentandovi, a mo’ di saluto, questo Congedo, non del viaggiatore ma del preside cerimonioso, dettato unicamente da uno spirito natalizio di grande amicizia con tutti. Spero che questo sia il ricordo che conserveremo reciprocamente, avendo tutti lavorato per il bene dei ragazzi.


Amici, credo che sia

meglio per me cominciare

a portar via i miei libri.

Ormai arriva l’ora

della pensione, ed io so,

son certo, che pochi mesi

precedono il commiato.

Sicuri segni mi dicono,

da quanto mi è stato

comunicato dai capi, ch’io

vi dovrò presto lasciare.

Vogliatemi perdonare

quel po’ di disturbo recato

talvolta, in passato.

Con voi sono stato lieto

questi anni, e molto

vi sono grato, credetemi,

per l’ottima compagnia.

Ancora vorrei collaborare

a lungo con voi: ma sia.

Quale sarà la mia vita

lo ignoro. Sento

però che vi dovrò ricordare

dopo, senza più lavorare

mentre il mio occhio già vede,

col pensiero, nel tempo

che ancora rimane 

qui nel luogo di lavoro,

la mia nuova condizione.

Chiedo congedo a voi,

senza potermi nascondere,

lieve, una commozione.

Era così bello parlare

insieme, seduti di fronte,

in ufficio o in Collegio,

così bello confondere

le voci (parlare

scambiandoci pareri)

e tutto quel discutere

di scuola (quel programmare,

per meglio insegnare)

fino a proporre progetti,

che, per le ben note strette,

 mai avremmo potuto

 realizzare.

Scusate. Son tanti i libri

anche se non serviranno granché;

tanto ch’io mi domando perché

li porti via, e quale

aiuto mi potranno dare

poi, quando li avrò con me.

Ma pure li debbo portare,

non foss’ altro per seguire l’uso:

lasciatemi, vi prego, andare.

Ecco: ora che ho preso

già tanti libri, mi sento

quasi fuori: vogliate scusare.

Dicevo ch’era bello lavorare

insieme. Discutere.

Abbiamo avuto qualche diverbio,

 è naturale.

Ci siamo – ed è normale

anche questo - odiati

su più di un punto e frenati

solo per cortesia.

Ma, cos’importa. Sia

come sia, torno

a dirvi, e di cuore, grazie

per l’ottima compagnia.

Congedo a lei, professore

e alla sua profonda dottrina,

talora agli alunni peregrina.

Congedo a lei, signorina

un tempo, e al suo lieve rossore

sul volto, la cui tinta

mite è, credo, finta.

Congedo, o bidello

(o collaboratore) in scuola

ed in cortile un po’monello!

 

 A te, Vicaria, quasi sorella

 per tutti questi anni

dico ancora grazie!

E congedo: nelle mani

 tue sarà il King domani.

Congedo a voi, assistenti.

ricorderò i momenti insieme

e la vostra simpatia:

 mi mancherà, quando sarò via!

Congedo a lei, direttore,

che tiene i cordoni della borsa:

la prego, abbia buon cuore:

per le future spese

non mandi tutti “a quel paese”!

Congedo a voi tutti, professori:

di quanto avete dato

(pur poco avendo in cambio)

davvero vi son grato.

Congedo alla Provincia

e congedo alla Regione,

congedo all’Istruzione

pubblica.  Ormai son quasi andato.

Ora che più vicina sento

l’ora del saluto, vi lascio

davvero, colleghi. Addio.

Di questo son certo: io

son giunto alla disperazione

calma, senza sgomento

 

Forse mi ricorderete un poco:

pur criticandomi. Per gioco,

(o forse seriamente…

ma, credete: non fa niente)

a chi prenderà il mio posto,

mostrandosi più “tosto”,

pensando ai miei difetti

(son quelli degli inetti

non usi a comandare,

propensi a perdonare)

direte: “Oh, finalmente

È giunto un competente!”

Tranquilli: non ho risentimento.

Be’, vado. Buon proseguimento