Proponiamo ai nostri lettori questa vibrante testimonianza di dedizione e di fedeltà alla scuola, alla cultura, e, in particolare, all'insegnamento della Letteratura da parte del prof. Renato Dellepiane che, con rammarico e malinconia, ma anche con la serenità per aver bene operato, guarda al suo lavoro di docente e di preside nel momento della conclusione.
Natale 2010 - 1 . 1. 2011
All’approssimarsi delle feste, come d’abitudine, invio a tutti i miei auguri più sinceri. Quest’anno non posso non pensare, con un po’ di commozione, che sarà l’ultima volta che lo faccio. Perciò mi sono permesso di “rovinare” una splendida poesia di Giorgio Caproni presentandovi, a mo’ di saluto, questo Congedo, non del viaggiatore ma del preside cerimonioso, dettato unicamente da uno spirito natalizio di grande amicizia con tutti. Spero che questo sia il ricordo che conserveremo reciprocamente, avendo tutti lavorato per il bene dei ragazzi.
Amici, credo che sia
meglio per me cominciare
a portar via i miei libri.
Ormai arriva l’ora
della pensione, ed io so,
son certo, che pochi mesi
precedono il commiato.
Sicuri segni mi dicono,
da quanto mi è stato
comunicato dai capi, ch’io
vi dovrò presto lasciare.
Vogliatemi perdonare
quel po’ di disturbo recato
talvolta, in passato.
Con voi sono stato lieto
questi anni, e molto
vi sono grato, credetemi,
per l’ottima compagnia.
Ancora vorrei collaborare
a lungo con voi: ma sia.
Quale sarà la mia vita
lo ignoro. Sento
però che vi dovrò ricordare
dopo, senza più lavorare
mentre il mio occhio già vede,
col pensiero, nel tempo
che ancora rimane
qui nel luogo di lavoro,
la mia nuova condizione.
Chiedo congedo a voi,
senza potermi nascondere,
lieve, una commozione.
Era così bello parlare
insieme, seduti di fronte,
in ufficio o in Collegio,
così bello confondere
le voci (parlare
scambiandoci pareri)
e tutto quel discutere
di scuola (quel programmare,
per meglio insegnare)
fino a proporre progetti,
che, per le ben note strette,
mai avremmo potuto
realizzare.
Scusate. Son tanti i libri
anche se non serviranno granché;
tanto ch’io mi domando perché
li porti via, e quale
aiuto mi potranno dare
poi, quando li avrò con me.
Ma pure li debbo portare,
non foss’ altro per seguire l’uso:
lasciatemi, vi prego, andare.
Ecco: ora che ho preso
già tanti libri, mi sento
quasi fuori: vogliate scusare.
Dicevo ch’era bello lavorare
insieme. Discutere.
Abbiamo avuto qualche diverbio,
è naturale.
Ci siamo – ed è normale
anche questo - odiati
su più di un punto e frenati
solo per cortesia.
Ma, cos’importa. Sia
come sia, torno
a dirvi, e di cuore, grazie
per l’ottima compagnia.
Congedo a lei, professore
e alla sua profonda dottrina,
talora agli alunni peregrina.
Congedo a lei, signorina
un tempo, e al suo lieve rossore
sul volto, la cui tinta
mite è, credo, finta.
Congedo, o bidello
(o collaboratore) in scuola
ed in cortile un po’monello!
A te, Vicaria, quasi sorella
per tutti questi anni
dico ancora grazie!
E congedo: nelle mani
tue sarà il King domani.
Congedo a voi, assistenti.
ricorderò i momenti insieme
e la vostra simpatia:
mi mancherà, quando sarò via!
Congedo a lei, direttore,
che tiene i cordoni della borsa:
la prego, abbia buon cuore:
per le future spese
non mandi tutti “a quel paese”!
Congedo a voi tutti, professori:
di quanto avete dato
(pur poco avendo in cambio)
davvero vi son grato.
Congedo alla Provincia
e congedo alla Regione,
congedo all’Istruzione
pubblica. Ormai son quasi andato.
Ora che più vicina sento
l’ora del saluto, vi lascio
davvero, colleghi. Addio.
Di questo son certo: io
son giunto alla disperazione
calma, senza sgomento
Forse mi ricorderete un poco:
pur criticandomi. Per gioco,
(o forse seriamente…
ma, credete: non fa niente)
a chi prenderà il mio posto,
mostrandosi più “tosto”,
pensando ai miei difetti
(son quelli degli inetti
non usi a comandare,
propensi a perdonare)
direte: “Oh, finalmente
È giunto un competente!”
Tranquilli: non ho risentimento.
Be’, vado. Buon proseguimento
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