sabato 7 novembre 2020

DINA BELLRHAM


Lorenzo Spurio con la traduzione in italiano della raccolta di poesie Le iguane non mi turbano più ci fa conoscere una nuova, interessantissima poetessa, la ecuadoriana Dina Bellrham (1984-2011)

 

Per Le Mezzelane Editore di Santa Maria Nuova (AN) è uscito in questi giorni il libro Le iguane non mi turbano più, una ricca e commentata selezione di poesie di Dina Bellrham, tradotte dal poeta e critico letterario Lorenzo Spurio in italiano.

L’opera è il frutto di un lavoro di studio, analisi e traduzione dell’opera poetica della poetessa ecuadoriana Edelina Adriana Beltrán Ramos (1984-2011), meglio nota con lo pseudonimo di Dina Bellrham, studentessa al quinto anno di Medicina presso l’Università Statale di Guayaquil (Ecuador), con la passione per la poesia (era grande appassionata di Alejandra Pizarnik) che fece parte del gruppo poetico giovanile “Buseta de Papel”. Pubblicò due raccolte poetiche: Con Plexo de Culpa (2008) e La Mujer de Helio (2011). Grazie all’interessamento della famiglia, nella figura della madre Cecibel Ramos e del critico letterario Siomara España, postumi sono stati pubblicati i volumi Je suis malade (2012) e Inédita Bellrham (2013). Alcune sue poesie sono state tradotte in inglese e francese su riviste e blog di cultura mentre questo di Spurio rappresenta il primo libro organico, in una lingua diversa dallo spagnolo, prodotto su testi della giovane poetessa dello stato del Guayas.

Tale edizione è stata possibile grazie alla disponibilità e al consenso della famiglia, nella figura della madre, la signora Cecibel Ramos. A impreziosire il volume si trova un ampio studio critico preliminare a cura della poetessa e critico letterario Siomara España, tradotto in italiano dal curatore dal titolo Dina Bellrham: contemplazione e comparsa, nel quale si indagano con attenzione le caratteristiche preminenti della poetica della giovane poetessa.

Come si legge dalla quarta di copertina: «La poesia della Bellrham è sospesa tra un fosco presentimento della morte – quasi un dialogo continuo con l’oltretomba – e una tensione amorosa per la vita, la famiglia e la quotidianità dei giorni della quale, pure, non manca di mettere in luce idiosincrasie, violenze e ingiustizie diffuse. La critica ha parlato di una sorta di nuovo Barocco per la sua poesia dove coesistono terminologie specialistiche della Medicina e squarci visionari che fanno pensare al più puro surrealismo. Entrare in una poetica così magmatica e a tratti scivolosa per cercarne di dare una versione nella nostra lingua non è compito semplice, dal momento che la poetessa coniò – come il critico Siomara España annota nello studio preliminare – un suo codice linguistico particolarissimo, inedito, personale e multi-stratificato. Eppure è un tentativo sentito (e in qualche modo doveroso) frutto di quella “chiamata” insondabile che non si è potuto eludere».


Le iguane non mi turbano più


Le iguane non mi turbano più:

pensavo alla loro coda

e al mio collo

e alla morte.

Però una di esse mi sorrideva

-i gringo (117) sicuramente pensavano alla giunga-

(ma era solo un parco)-

E non seppi (118) [più] come inghiottire il pianto

e corsi

mentre l’iguana stava inviolata (119)

e il dolore, qui

nella metà del parco

quando l’iguana per [la] prima volta

non volle gettare [la] sua coda.

E corsi

e il dolore, qui

arse (120) tutto lo spazio del fumo

e il sorriso dell’iguana

però fa male (121)

questa fotografia dei gringo

e la loro biancheria istrionica…

Deve essere

questo, che arde

trucioli

in questa foto

e nel sorriso

deve essere

che ogni parte di me

quel giorno si perse

in quel parco.


117 Il termine gringo di acquisizione e uso anche nella nostra lingua, ha un

significato chiaro. In spagnolo esso può stare sia per “straniero” che per

gringo (secondo alcuni, una definizione dispregiativa), ovvero

anglofono in terra sudamericana.

118 Nella versione originale viene usato il presente (Ya no sé) ma dato che i

versi che seguono fanno riferimento a un qualcosa avvenuto nel passato

ho deciso di rendere anche tale forma verbale al passato.

119 Il termine originale, intacta, può far valere diverse accezioni nella nostra

lingua: “intatta” e “inviolata”; quest’ultima sia nel senso di

“indisturbata” che “non oltraggiata”.

120 Anche in questo caso il verbo nell’originale era al presente e si è deciso

di renderlo al passato.

121 L’originale recita duele (verbo doler) che può essere reso con “dolere”,

“far male”, “procurare male”, “far soffrire”.

Dina Bellrham, pseudonimo di Edelina Adriana Beltrán Ramos, nacque a Milagro, nella provincia di Guayas, nello stato dell’Ecuador il 6 luglio 1984 ed è morta suicida a Guayaquil il 27 ottobre del 2011. Studentessa al quinto anno di Medicina presso l’Università Statale di Guayaquil, con la passione per la poesia (grande appassionata di Alejandra Pizarnik), ha fatto parte del gruppo poetico giovanile “Buseta de Papel”. Due le raccolte poetiche pubblicate: Con Plexo de Culpa (2008) e La Mujer de Helio (2011); altri lavori sono stati pubblicati postumi. Grazie all’interessamento della famiglia, nella figura della madre Cecibel Ramos e del critico letterario Siomara España, postumi sono stati pubblicati i volumi Je suis malade (2012) e Inédita Bellrham (2013). Alcune sue poesie sono state tradotte in inglese e francese su riviste e blog di cultura.


Lorenzo Spurio (Jesi, 1985), poeta, scrittore e critico letterario. Per la poesia ha pubblicato Neoplasie civili (2014), La testa tra le mani (2016), Le acque depresse (2016), Tra gli aranci e la menta. Recitativo dell’assenza per Federico García Lorca (I ediz. 2016; II ediz. 2020) e Pareidolia (2018). Ha curato antologie poetiche tra cui Convivio in versi. Mappatura democratica della poesia marchigiana (2016, 2 voll.). Intensa la sua attività quale critico con la pubblicazione di saggi in rivista e volume, approfondimenti, prevalentemente sulla letteratura straniera, tra cui le monografie su Ian McEwan e il volume Cattivi dentro: dominazione, violenza e deviazione in alcune opere scelte della letteratura straniera (2018). Si è dedicato anche allo studio della poesia della sua regione pubblicando Scritti marchigiani (2017) e La nuova poesia marchigiana (2019). Tra i suoi principali interessi figura il poeta e drammaturgo spagnolo Federico García Lorca al quale ha dedicato un ampio saggio sulla sua opera teatrale, tutt’ora inedito e tiene incontri tematici. Ha tradotto dallo spagnolo racconti di César Vallejo e di Juan José Millás e una selezione di poesie di Dina Bellrham confluite in Le iguane non mi turbano più (2020). Su di lui si sono espressi, tra gli altri, Giorgio Bàrberi Squarotti, Dante Maffia, Corrado Calabrò, Ugo Piscopo, Nazario Pardini, Antonio Spagnuolo, Sandro Gros-Pietro, Guido Oldani, Mariella Bettarini, Emerico Giachery e numerosi altri.

 

 

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