Ad un mese dalla scomparsa (29 novembre 2019) vogliamo ricordare con affetto e rimpianto il nostro socio, insigne poeta, GUIDO ZAVANONE.
Lungo
è stato il percorso poetico di Guido Zavanone dall’esordio con La terra
spenta (1962) fino
a Foto ricordo a cui si è dedicato con tanto impegno nell’ultimo periodo
e appena pubblicato. Nato ad Asti nel 1927, ma formatosi con gli studi liceali
ed universitari a Genova, dove è vissuto, esercitando la professione di
magistrato fino alla nomina a Procuratore Generale presso la Corte d’Appello della
città. Ha
collaborato a varie riviste fin dagli anni ’60 (“Diogene”, “Letteratura”, “Il
caffè”, “Il ponte”), è stato successivamente redattore di “Resine”, “NuovoContrappunto”,
“Satura” e “Xenia”, ha istituito una Fondazione con il nome suo e della moglie
Giovanna Giordano per la promozione della poesia contemporanea, soprattutto in
Liguria, con Vittorio Coletti, Rosa Elisa Giangoia e Stefano Verdino.
La
poesia è sempre stata la sua forma d’espressione privilegiata a cui si è
dedicato con impegno e passione nella ricerca di una voce sempre più pregnante
ed efficace per esprimere la sua sofferta riflessione sull’esistenza umana. Dopo la prima silloge, la sua produzione si è
sviluppata in una numerosa serie di pubblicazioni: Arteria (1983), La
vita affievolita (1986), Il viaggio (1991), Qualcosa (1994), Se
restaurare la casa degli avi (1994), Care sembianze (1998), L'albero
della conoscenza (2004), Il viaggio stellare (2009), Tempo nuovo
(2013). Molta parte di queste sillogi è poi confluita nell’ampia autoantologia Lo
sciame delle parole (Interlinea, 2015), ma l’ispirazione poetica di
Zavanone non si è spenta, anzi la sua riflessione si è fatta più intensa e profonda
nella consapevolezza del declino che l’ha portato a raccogliere presso l’editore San Marco dei
Giustiniani i suoi due precedenti poemi sul “viaggio” in Percorsi della poesia (2017) e a comporre le nuove sillogi L’essere
e l’ombra (2018) e Foto ricordo (2019). A tutta questa produzione creativa vanno aggiunte alcune
significative traduzioni dal francese, in particolare da Supervielle e dai
poeti legati alla rivista “Autre Sud”, e il romanzo di amara e ironica
riflessione sulle debolezze umane La
Volpona, scritto negli anni ’60 e
ampiamente rielaborato per la recente pubblicazione (Manni, 2019), a cui
dovrebbe far seguito quella postuma in volume anche del romanzo Le salmonelle a Rado, già apparso a capitoli sulle riviste
“Satura” e “Xenia”.
La poesia di Guido Zavanone,
fin dagli inizi, è stata apprezzata da autori significativi (Camillo Sbarbaro,
Andrea Zanzotto, Angelo Barile, Vico Faggi e Giuseppe Conte) e ha ricevuto
importanti premi letterari, tra cui i più recenti sono stati il Cesare Pavese
nel 2013 e il Firenze nel 2017. Di lui si sono occupati critici di rilievo come
Giorgio Bárberi Squarotti, Nerio Bonifazi, Elio Gioanola, Angelo Marchese,
Angelo Mundula, Giovanni Tesio, Stefano Verdino, Vittorio Coletti, Giorgio
Ficara e altri.
Poesie di Guido Zavanone sono state tradotte
in francese, rumeno, sloveno e maltese.
La sua è stata riconosciuta
come una valida voce poetica anche per la capacità di padroneggiare con
efficacia espressiva misure testuali diverse, dall’epigramma e dalla poesia
breve, talvolta con movenze da haiku, alle
poesie di più ampio respiro, fino alla misura del poema ne Il viaggio e nel Viaggio stellare. A questo
si aggiunge l’originalità di sentimento e di espressione, soprattutto per le
metafore di forte icasticità e per il tessuto poetico caratterizzato da una
calibratura funzionale e significativa tra musicalità e dissonanze.
La lirica di Zavanone si snoda lungo una linea costante, caratterizzata
dalla fedeltà alla domanda di senso sull’esistenza umana e vive dell’equilibrato
rapporto tra riflessione e descrizione, in quanto il narrare, sovente utilizzato,
non è mai fine a se stesso, ma assume sempre finalità emblematiche tra il
simbolo e l’allegoria. A predominare nell’ispirazione poetica è una revisione
critica da parte della coscienza morale indirizzata dalla ragione capace di
cogliere con profetica anticipazione gli abbrutimenti della nostra società fin
dal primo apparire. L’interrogarsi sul senso dell’umana esistenza e la ricerca
di Dio, non raggiungendo soddisfacenti risposte e mete, si fanno sovente amara
constatazione con venature ironiche che alleggeriscono l’impegno del riflettere
e orientano verso un atteggiamento di accettazione che s’infittisce di spessore
spirituale e di movenze stoiche con il passare degli anni e con la
consapevolezza del declino fisico e dell’avvicinarsi della fine. Questa diventa
la riflessione dominante e intensamente sofferta dell’ultima raccolta poetica (Foto ricordo) che si conclude, però, con un invito alla speranza, riconosciuta come
unica salvezza («Speranza è la cosa più giusta»).
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