Luigi De Rosa
Come
scrittrice ha al suo attivo notevoli pubblicazioni sia nel campo della poesia
(raffinate sillogi di liriche) sia in quello della prosa ( romanzi e racconti,
e saggi di gatronomia letteraria).
Il
suo ultimo romanzo Febe – dal tempo all'eterno (Europa Edizioni, Roma 2018,
198 pagg. euro 14,90) costituisce il punto più alto nella sua storia di
scrittrice, al culmine di esperienze fondamentali nel campo della lirica, del
pensiero, della visione storico-religiosa della vita umana e del mondo.
Febe
è una donna greca, di Cencre presso Corinto, una vedova colta, sensibile e
gentile, alla quale il marito ha lasciato una ricca eredità, frutto della
proprietà di alcune navi con le quali suo figlio Ippolito esercita il commercio
nel mar Egeo e fino ad Ostia e a Roma. Ma non è il denaro che può saziare la
ricerca di assoluto di Febe che soffre molto per la solitudine interiore e per
la mancanza di un soddisfacente senso della vita e dell' Aldilà.
Ella
passa da una esperienza all'altra circa il culto degli Dei dell'Olimpo o dei
Misteri Eleusini o in ricerche presso filosofi ed astrologi. Soffre per la
perdita dell'affetto del marito e per le lunghissime assenze del figlio tanto
che teme perfino che egli sia morto o sia prigioniero dei predoni in qualche
luogo sconosciuto.
Un
giorno a Corinto vede una folla di ebrei che minaccia l'incolumità di un altro
ebreo, Paolo di Tarso.
Lo sente parlare, nella vicina sinagoga, di Gesù il Cristo e per Lei è come una folgorazione. La sua conversione alla visione della vita terrena ed ultraterrena di Gesù il Salvatore, il Messia, conquista il suo cuore e lo consola, nonostante dubbi e difficoltà di ogni genere. Un altro giorno rivede Paolo di Tarso non braccato dagli ebrei suoi persecutori e ascolta avidamente, con gioia, il suo racconto su Gesù e la sua Parola di salvezza eterna. Dopodichè mette la sua comoda e lussuosa casa, con giardino sul mare, a disposizione dei malati più poveri e abbandonati da tutti. Provvede al loro sostentamento e alle loro cure, occupandosene personalmente aiutata da un gruppo di ancelle e rivolgendosi a medici dagli alti onorari.
Lo sente parlare, nella vicina sinagoga, di Gesù il Cristo e per Lei è come una folgorazione. La sua conversione alla visione della vita terrena ed ultraterrena di Gesù il Salvatore, il Messia, conquista il suo cuore e lo consola, nonostante dubbi e difficoltà di ogni genere. Un altro giorno rivede Paolo di Tarso non braccato dagli ebrei suoi persecutori e ascolta avidamente, con gioia, il suo racconto su Gesù e la sua Parola di salvezza eterna. Dopodichè mette la sua comoda e lussuosa casa, con giardino sul mare, a disposizione dei malati più poveri e abbandonati da tutti. Provvede al loro sostentamento e alle loro cure, occupandosene personalmente aiutata da un gruppo di ancelle e rivolgendosi a medici dagli alti onorari.
La
prova narrativa riesce felicemente sul piano tecnico-letterario perchè la
scrittrice Giangoia si immedesima pienamente con il suo personaggio-
protagonista nel leggere ed esprimere con affetto e comprensione i pensieri, i
dubbi, le sensazioni, gli slanci e le angosce. La narrazione procede spesso in
modo solenne e pur esaminando a fondo
temi
fondamentali di una crisi individuale inserita in una crisi generale ed
epocale, non assume mai i toni della retorica e della predica nell'ampiezza
delle descrizioni e dei concetti, senza trascurare né la profondità dei temi
trattati né i dettagli delle varie
situazioni.
Sono
rappresentate in modo magistrale le scene in cui agisce, a Corinto, Paolo di
Tarso, ed è esemplare il racconto della propria vita che egli fa ad una Febe
affascinata e avida di Fede nell'eterno, ma pur sempre donna curiosa ed
intelligente, esigente non solo sul piano della fede ma anche su quello del
raziocinio.
Va
alla Giangoia il merito di aver fornito ai lettori un quadro equilibrato delle
problematiche emergenti dalla storia, regalandoci un romanzo che spicca come
una storia originale pur essendo basata su fatti storici. Obiettivo il giudizio
su Paolo, da accanito persecutore (in quanto coerente “ebreo fariseo”) ad
appassionato difensore e divulgatore del cristianesimo degli anni vicini alla
morte in croce di Gesù.
Originali
ed obiettivi i ritratti dei personaggi del mondo dei templi e degli Dei dell'
Olimpo, dei filosofi, degli scienziati, dei personaggi del mondo pagano, con tutte le sue luci e le
sue ombre. Originali e obiettivi anche i ritratti relativi ai primi cristiani
visti da vicino con gli occhi di Febe neo-convertita. O quelli relativi al
popolo degli Ebrei, alla Legge, all' Antico Testamento. Nessuna parzialità,
nessun pregiudizio positivo o negativo. Solo una entusiastica constatazione,
quella della forza rivoluzionaria e consolatrice della Parola di Gesù nel mondo
destinata a diffondersi sempre più fino alla Seconda Venuta e al Giudizio
Universale.
E
che non si tratti di una semplice fiducia acritica, ma di una necessità
assoluta per il
genere
umano, lo dimostra anche l'atteggiamento disincantato dell'Autrice di fronte
alla morte improvvisa di un proprio condomino (praticamente sconosciuto) nel
suo stesso palazzo, in una grande città. Una situazione stagnante emblematica
dal punto di vista spirituale, che non risponde alle esigenze suscitate dalla
parola di Gesù, e per la quale Rosa Elisa Giangoia ha sentito il bisogno di
scrivere le seguenti parole, a titolo di auto-prefazione al proprio romanzo:
“C'è
poi da chiedersi a chi si unirebbe se vivesse ai nostri giorni. Oggi Gesù
riuscirebbe a fondare la sua Chiesa se fosse un uomo di modesta condizione,
senza relazioni di rilievo e con ideee controcorrente? Se fosse un giovane
senza grandi studi in scuole e università prestigiose, proveniente da un
piccolo villaggio, neppure segnato sulle carte, sperduto su una mappa. E noi
cosa dovremmo avere perchè Gesù posasse il suo sguardo su di noi? Probabilmente
non si fermerebbe con quelli che sono in chiesa, leggerebbe nei cuori,
capirebbe l'indifferenza e anche la tepidezza, magari chiamerebbe con sé
qualcuno di quelli che sono lì fuori al freddo, di notte e di giorno, sotto il
portico, con le loro coperte multicolori, i loro cartoni, le loro scatolette di
carne, di tonno e di fagioli, le bottiglie di vino e le lattine di birra...
Direbbe loro: “Vostro è il Regno dei Cieli” e quelli lo seguirebbero. Ma questa
frase non gliela dice anche il parroco? Forse no, forse dà loro un po' di
denaro, qualche indumento, delle cose insomma. Bisognerebbe avere il coraggio
di uscire dalla chiesa, di avvicinarsi a loro, invece di allungargli
frettolosamente la solita monetina e dire. “Alzatevi, vostro è il Regno dei
Cieli”. Già questo coraggio chi ce l'ha oggi? Loro forse sono come la vedova
che non ha denaro ma offre le sue poche monete al Tempio, o come la donna di
Samaria o come il lebbroso o il cieco risanati. Anche loro erano persone che
noi riterremmo marginali, perdute, che non sanno, che non percorrono le nostre
vie. Gesù non ha cercato le persone importanti né quelle ritenute, al suo
tempo, di grande cultura, né tantomeno i potenti, ha raccolto intorno a sé dei
suoi parenti, forse dei suoi vicini di casa, i suoi compagni di lavoro. Tutte
persone semplici, perchè le parole di Gesù
erano per il cuore, non per la mente. Il sapere non poteva servire per
accogliere le sue parole, era meglio un animo sgombro, capace di accettare la
verità radicale di quanto Lui diceva. Lui non era venuto per risolvere i
problemi di questo mondo ma per salvarci e portarci alla felicità eterna in
Paradiso.
Pensando
tra me e me queste cose, mi è venuta voglia di immaginare e ricostruire quel
mondo, quello dei primi che hanno accolto la parola di Gesù. Per farlo non
avevo altra possibilità che descriverlo. Così ho costruito una storia e un
mondo intorno ad un nome, quello di Febe, una donna greca di Corinto che, pur
non avendo conosciuto Gesù nelle strade della Galilea, ma fidandosi soltanto
delle parole di Paolo di Tarso, ha scelto la fede in Lui. Di Lei non c'è
rimasto altro che il nome, ma è grazie a persone come Lei che la parola di
salvezza del Vangelo è arrivata fino a noi, perchè lei, nei giorni della sua
vita, ha creduto e ha saputo agire e parlare in modo convincente. Anche intorno
a lei c'erano tante voci discordanti, altre proposte di vita e di salvezza, ma
lei ha saputo valutare e scegliere con la mente e con il cuore, anche per noi.”
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