UNA DONNA IN CRISI
Rosa Elisa Giangoia
In questo suo nuovo
romanzo, Senza sapere perché, Dionisio di Francescantonio ritorna a
presentare situazioni problematiche all’interno della coppia e della famiglia,
tematica su cui aveva già avuto modo di riflettere per tratteggiare le vicende
dei suoi racconti compresi nei precedenti volumi antologici Il delirio e la
speranza. Storie di padri separati (2012) e Inconsolabili. Vite
sconclusionate al tempo dell’irragionevolezza e della paura (2017).
Qui tutta la narrazione
è incentrata sulla figura della protagonista, Rebecca, intorno a cui ruotano gli altri personaggi, appartenenti o meno al
suo nucleo familiare, tutti sempre strettamente funzionali allo svolgimento
della storia di Rebecca, per cui la narrazione ha una struttura coesa
incentrata sulla figura della protagonista. Lei è una donna di mezza età,
inesorabilmente arrivata al punto di svolta della sua vita, oltre il quale
capisce che ormai non ci sono più possibilità di alternative o tanto meno di
tornare indietro. Vede sfuggiti i suoi sogni giovanili di realizzarsi nel campo
della creazione artistica, avendo dovuto sacrificarli per impegnare tutto il
suo tempo e le sue energie per la famiglia, allietata da tre bambine che ora,
però, sono diventate donne e vivono la loro vita autonoma. Tutto questo porta
Rebecca a sentirsi annoiata e insoddisfatta, ha molti desideri, ma sempre
piuttosto vani, nebulosi, senza una configurazione e un programma preciso e
attuabile. Anche il rapporto d’amore con il marito non è più soddisfacente per
lei che, anzi, sembra attribuire a lui questa sua situazione di insoddisfazione e di
crisi. Così decide di andarsene dalla casa coniugale per trasferirsi
nell’appartamento dei suoi genitori, ormai vuoto. Dapprima il marito sospetta e
teme che un altro uomo sia entrato nella vita della moglie, ma poi questo suo
dubbio risulta del tutto infondato: se n’è andata «senza sapere perché». Il
marito e le figlie cercano un dialogo con lei, per capire fino in fondo la sua
situazione, per aiutarla con disponibilità a rivedere la sua scelta, ma tutto è
inutile.
Rebecca, però, non è
felice, sembra arrivata in fondo a un baratro di insoddisfazione e di
depressione. Dal punto di vista narrativo si è così pervenuti alla spannung
che richiede una svolta per ridare dinamica alla vicenda.
Sapientemente lo
scrittore mette in campo un’amica, che assume il ruolo di “aiutante”. Infatti a
prospettare a Rebecca un’alternativa attraente è la sua amica Allegra (nomen omen!)
che le propone come “via di fuga”, un viaggio in Grecia «Per vedere cose
nuove, per incontrare gente nuova, per divertirti un po’!», ma in realtà con il
sotteso proposito di farle sperimentare rapporti sessuali occasionali con
aitanti giovanotti disponibili a soddisfare le aspettative e le fantasie delle
turiste infelici. Sono esperienze per lei abituali che suppone possano
risolvere anche i problemi di Rebecca che si lascia facilmente sedurre dall’idea di
un viaggio in una terra così attraente come la Grecia. Ben presto dovrà
rendersi conto dei veri intenti della sua amica e per lei questa esperienza completamente
nuova risulterà negativa, anzi insostenibile, per cui cadrà
nell’insoddisfazione e si sentirà completamente presa dal senso di inutilità di
questo tipo di rapporti. Avrà, però, consapevolezza di essere caduta in un
baratro da cui può e vuole rapidamente risalire, si rende conto che questi incontri
occasionali, senza amore, senza affetto, senza alcuna condivisione di vita, non
scaldano il cuore, non possono riempire la sua esistenza: lei è profondamente
diversa da Allegra. Ai suoi occhi riappaiono le scene di vita familiare come di
gran lunga migliori, le uniche capaci di significato vero e gratificante.
Decide di abbandonare le amiche ai loro vacui e futili divertimento per
ritornare in Italia, nella sua casa, per recuperare l’affetto del marito e
delle figlie. Ma, purtroppo, non sarò più possibile, il destino ormai ha scelto
qualcosa di inesorabile per lei.
Questo romanzo
riprende, per certi aspetti, la vicenda di Emma Bovary, anche se prescinde da
implicazioni di carattere sociale; anche Rebecca, come Emma, ha «sempre un
desiderio che trascina», ma non «una convenienza che trattiene», inoltre lei, a
differenza di Emma, cambiata nel tempo la situazione sociale delle donne, è in
grado di fuggire autonomamente, non ha bisogno di appoggiarsi a uomini per
evadere dal suo mondo, non è più «una donna sempre impedita», per il solo fatto
di essere donna. D’altro lato il romanzo trasferisce a livello di vicenda
narrata quella che ormai psicologi e sociologi definiscono “sindrome del nido
vuoto”, cioè quel senso di insoddisfazione che prende molte donne quando, dopo
essersi impegnate per la famiglia, si ritrovano in una casa svuotata dai figli,
in una condizione di totale “tu per tu” con il marito, nei confronti del quale
bisogna costruire un rapporto e un dialogo nuovo; non sempre tutto ciò è
facile, non sempre la vicenda coniugale evolve positivamente. A soffrire di
questa sindrome sono soprattutto le donne che non hanno avuto una vita
lavorative, che sentono maggiormente rimpianti e insoddisfazioni, come appunto
Rebecca.
A livello narrativo
tutte queste realtà, oggi diffuse e sovente sofferte, vengono tratteggiate con
grande sapienza da Dionisio Difrancescantonio in un intreccio che vede la
protagonista scivolare in una catabasi da cui risale con le proprie forze nel
desiderio di riprendere la vita del passato. In questo modo lo scrittore vuole
dimostrare che ogni persona, se lavora su se stessa con consapevolezza, può
uscire fuori da situazioni personali problematiche, ma soprattutto vuole
mettere in evidenza il valore della famiglia, come nucleo di per sé
gratificante per i suoi componenti, come condizione di vita insostituibile per
l’equilibrio e la serenità di ciascuno: questo oggi è un gran bel messaggio,
coraggioso da esporre, capace anche di rigenerare il tessuto sociale. Ma il
narratore vuole anche mettere in guardia nei confronti del lasciarsi andare,
del fare scelte avventate, in quanto sembra ammonire che non sempre è possibile
recuperare il passato, riprendere in mano quello che, magari in un momento di smarrimento,
si è buttato via, dato che gli eventi possono poi evolvere in maniera per noi
completamente incontrollata.
Tutto questo l’autore
lo tratteggia con grande impegno, grazie alla sua capacità di analisi
psicologica attenta e approfondita, a cui si aggiungono la ricchezza espressiva
e l’accuratezza stilistica per esporre con efficacia le emozioni e gli stati
d’animo dei personaggi, soprattutto della protagonista.
DIONISIO
DIFRANCESCANTONIO, Senza sapere perché, Chieti, Solfanelli, 2022, pp.
203, € 13,00.