Luigi Picchi
Attraverso diciannove capitoli
ripercorriamo la vicenda di una donna intensa e autentica, disposta a fare i
conti con se stessa, con il proprio passato e con la propria epoca.
Siamo
nell’antica Grecia durante la predicazione di Paolo: Febe è una ricca vedova,
insoddisfatta dalla cultura pagana, bisognosa di spiritualità e di trovare un
senso definitivo e completo al proprio esistere.
L’incontro con l’apostolo di
Tarso rivoluziona totalmente la sua vita aprendola agli orizzonti della carità
e della fede. Finalmente la speranza in una vita ultraterrena la libera da
un’angoscia paralizzante e dallo scetticismo facendole superare la paura della
morte. Certamente la conversione al cristianesimo comporta da una parte il
rifiuto di alcuni valori e costumi della sua vita pagana e dall’altra una
riscoperta dell’antica sapienza greca nella cui multiforme cultura si nasconde
una tensione sincera verso l’assoluto e il divino (anche se Gesù è meglio di
Apollonio di Tiana, taumaturgo e teosofo). Proprio dal suo insegnante di latino
Febe conoscerà l’opera di Aristotele a Roma dove si è recata assieme al figlio,
anche lui convertito e in cerca di una migliore sistemazione economica.
Nella
capitale dell’Impero Febe avrà da Paolo la missione di portare alla comunità
locale delle lettere dottrinali di inestimabile valore. L’atmosfera storica è
ben ricostruita e ricreata. Sembra di vedere in movimento quadri di Alma
Tadema.
Lo stile è vivido e fluido. La lettura scorre veloce e piacevole. La
trepidazione di Febe nell’accostarsi alla Fede e alle sue verità è resa con
tatto ed empatia.
La novità del messaggio cristiano è vista con gli occhi del
pagano neofita e nello stesso tempo con una sensibilità moderna che non
dimentica le urgenze dell’uomo contemporaneo: «Pensava alle persone intorno a
lei che inseguivano spasmodicamente la felicità facendo dell’appagamento di
tutti i loro desideri un diritto, eliminando qualunque cosa potesse apparire un
ostacolo ai loro occhi. Tutti parevano condannati all’eccesso, al dover godere
ad ogni costo, a non aver altra regola che il proprio piacere, senza alcun
senso del limite. Si rendeva conto che tutti mettevano al centro del loro
essere il loro corpo, da cui si facevano dominare e perseguivano tutte le
possibili strade per soddisfarlo, in una corsa senza fine. Perché non si
trovava mai compimento dei propri desideri? Se lo chiedeva con tormento.
Intuiva la risposta, ma quasi non osava formularla nella sua mente». Ben
descritte sono pure le tensioni interne alle prime comunità cristiane, le
contraddizioni e le debolezze dei primi cristiani. Come recita il sottotitolo
del romanzo la storia di Febe è un cammino interiore d’ascesa dalla condizione
temporale a quella dell’eternità senza tradire, però, il vissuto e la
concretezza storica umana con un’astratta e evasiva spiritualità. Questo
racconto di Rosa Elisa Giangoia, autrice genovese, è un’occasione per
riflettere sulle radici della fede e riapprezzarne l’energia originaria.
Rosa
Elisa Giangoia, Febe. Dal tempo
all’eterno, Europa Edizioni s.r.l., Roma 2018, pp. 200, € 14,90.