domenica 7 aprile 2019

RECENSIONE


Luigi Picchi

Attraverso diciannove capitoli ripercorriamo la vicenda di una donna intensa e autentica, disposta a fare i conti con se stessa, con il proprio passato e con la propria epoca. 
Siamo nell’antica Grecia durante la predicazione di Paolo: Febe è una ricca vedova, insoddisfatta dalla cultura pagana, bisognosa di spiritualità e di trovare un senso definitivo e completo al proprio esistere. 
L’incontro con l’apostolo di Tarso rivoluziona totalmente la sua vita aprendola agli orizzonti della carità e della fede. Finalmente la speranza in una vita ultraterrena la libera da un’angoscia paralizzante e dallo scetticismo facendole superare la paura della morte. Certamente la conversione al cristianesimo comporta da una parte il rifiuto di alcuni valori e costumi della sua vita pagana e dall’altra una riscoperta dell’antica sapienza greca nella cui multiforme cultura si nasconde una tensione sincera verso l’assoluto e il divino (anche se Gesù è meglio di Apollonio di Tiana, taumaturgo e teosofo). Proprio dal suo insegnante di latino Febe conoscerà l’opera di Aristotele a Roma dove si è recata assieme al figlio, anche lui convertito e in cerca di una migliore sistemazione economica. 
Nella capitale dell’Impero Febe avrà da Paolo la missione di portare alla comunità locale delle lettere dottrinali di inestimabile valore. L’atmosfera storica è ben ricostruita e ricreata. Sembra di vedere in movimento quadri di Alma Tadema. 
Lo stile è vivido e fluido. La lettura scorre veloce e piacevole. La trepidazione di Febe nell’accostarsi alla Fede e alle sue verità è resa con tatto ed empatia. 
La novità del messaggio cristiano è vista con gli occhi del pagano neofita e nello stesso tempo con una sensibilità moderna che non dimentica le urgenze dell’uomo contemporaneo: «Pensava alle persone intorno a lei che inseguivano spasmodicamente la felicità facendo dell’appagamento di tutti i loro desideri un diritto, eliminando qualunque cosa potesse apparire un ostacolo ai loro occhi. Tutti parevano condannati all’eccesso, al dover godere ad ogni costo, a non aver altra regola che il proprio piacere, senza alcun senso del limite. Si rendeva conto che tutti mettevano al centro del loro essere il loro corpo, da cui si facevano dominare e perseguivano tutte le possibili strade per soddisfarlo, in una corsa senza fine. Perché non si trovava mai compimento dei propri desideri? Se lo chiedeva con tormento. Intuiva la risposta, ma quasi non osava formularla nella sua mente». Ben descritte sono pure le tensioni interne alle prime comunità cristiane, le contraddizioni e le debolezze dei primi cristiani. Come recita il sottotitolo del romanzo la storia di Febe è un cammino interiore d’ascesa dalla condizione temporale a quella dell’eternità senza tradire, però, il vissuto e la concretezza storica umana con un’astratta e evasiva spiritualità. Questo racconto di Rosa Elisa Giangoia, autrice genovese, è un’occasione per riflettere sulle radici della fede e riapprezzarne l’energia originaria.

Rosa Elisa Giangoia, Febe. Dal tempo all’eterno, Europa Edizioni s.r.l., Roma 2018, pp. 200, € 14,90.


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