lunedì 3 febbraio 2020

RECENSIONE



Rosa Elisa Giangoia

   Fin dal titolo questa silloge poetica di Monica Buffagni (Piume di ghiaccio) rivela un sentire e un’espressione poetica, filtrata attraverso le figure, di tipo ossimorico, di forte valenza significativa per la possibilità di oltrepassare il piano linguistico per attingere a quello concettuale. Piume di ghiaccio si articola in due sostantivi “piume” e “ghiaccio” che appartengono a due campi semantici completamente diversi, se non contrastanti, capaci di prospettare al lettore immagini e sensazioni antitetiche. “Piume” riporta, infatti, a sensazioni di morbidezza, di calore e di leggerezza, mentre “ghiaccio” induce a pensare e immaginare qualcosa di duro, di freddo e di pesante: alle piume accostiamo volentieri e facilmente le mani, dal ghiaccio le ritraiamo in tutta fretta. La preposizione “di”, che collega i due sostantivi, stabilisce un rapporto di materia, per cui avviene, nell’immaginazione del lettore, una transazione in capovolgimento dal positivo al negativo, dal gradevole allo sgradevole.
  Da questa breve analisi del titolo si coglie il filone rilevante, l’elemento caratterizzante, il motivo dominante di tutta la silloge che ha, proprio nella contrapposizione ossimorica tra positivo e negativo, tra gradevole e sgradevole, il suo asse portante.
   Questa, che potremmo definire la dinamica del capovolgimento delle sensazioni banalmente immediate, diventa la cifra che percorre e innerva tutta la silloge poetica di Monica Buffagni, tramite un’articolazione espressiva di grande fantasia immaginativa e creativa nel susseguirsi di figure che determinano un forte ed attraente coinvolgimento emotivo con il lettore.
   La raccolta si articola in tre sezioni: Sfumature, In due e Caleidoscopio che dimostrano un progressivo ampliarsi degli orizzonti di ispirazione e di riflessione dell’autrice e nello stesso tempo un ammorbidirsi progressivo della sensazione di negatività e ostilità nei confronti del mondo e degli altri.
   Infatti in Sfumature prevalgono metafore che riportano ad una sfera semantica di asprezza e di durezza, fin dal verso d’inizio della lirica d’apertura del testo (Dicembre notturno) «Fragoroso silenzio» che vive in una contrapposizione assoluta. Nella seconda sezione In due centrale sembra essere la dimensione relazionale, vissuta nel contrasto e nella difficoltà comunicativa. La tensione comunicativa si realizza in un intarsio di ricercate stringhe espressive in cui l’opposizione ossimorica si intreccia con l’allitterazione di solito di grande efficacia, come in «Soffici serpenti sognanti / strisce di sole…» (Di guerra e d’amore) o come «Verde vibrante / […] / vivace ventoso volante / verde vuoto, vento» (L’odore del vento). L’attenuarsi dell’intensità della durezza nelle metafore si realizza nella terza sezione Caleidoscopio tanto da far apparire più sereni e soddisfacenti rapporti relazionali con il mondo e di tipo interpersonale. Come si può facilmente vedere dalla breve lirica Sbuffi di sonno «Placida procede la spuma / coppa di neve bollente / trafitto di arancio e di blu», in cui l’ossimoro “neve bollente” stempera il suo contrasto nelle altre più dolci e rasserenanti immagini.
   La silloge poetica ha in questo modo una sua coerenza di sentire in una gradazione espressiva in cui la forma e il contenuto si vengono a trovare in un equilibrio di piena adeguatezza.



Nessun commento:

Posta un commento