Fin dal titolo questa silloge poetica di
Monica Buffagni (Piume di ghiaccio) rivela un sentire e un’espressione
poetica, filtrata attraverso le figure, di tipo ossimorico, di forte valenza
significativa per la possibilità di oltrepassare il piano linguistico per
attingere a quello concettuale. Piume di ghiaccio si articola in due
sostantivi “piume” e “ghiaccio” che appartengono a due campi semantici
completamente diversi, se non contrastanti, capaci di prospettare al lettore
immagini e sensazioni antitetiche. “Piume” riporta, infatti, a sensazioni di
morbidezza, di calore e di leggerezza, mentre “ghiaccio” induce a pensare e
immaginare qualcosa di duro, di freddo e di pesante: alle piume accostiamo
volentieri e facilmente le mani, dal ghiaccio le ritraiamo in tutta fretta. La
preposizione “di”, che collega i due sostantivi, stabilisce un rapporto di
materia, per cui avviene, nell’immaginazione del lettore, una transazione in
capovolgimento dal positivo al negativo, dal gradevole allo sgradevole.
Da questa breve analisi del titolo si coglie
il filone rilevante, l’elemento caratterizzante, il motivo dominante di tutta
la silloge che ha, proprio nella contrapposizione ossimorica tra positivo e
negativo, tra gradevole e sgradevole, il suo asse portante.
Questa, che potremmo definire la dinamica
del capovolgimento delle sensazioni banalmente immediate, diventa la cifra che
percorre e innerva tutta la silloge poetica di Monica Buffagni, tramite
un’articolazione espressiva di grande fantasia immaginativa e creativa nel
susseguirsi di figure che determinano un forte ed attraente coinvolgimento
emotivo con il lettore.
La raccolta si articola in tre sezioni: Sfumature,
In due e Caleidoscopio che dimostrano un progressivo ampliarsi
degli orizzonti di ispirazione e di riflessione dell’autrice e nello stesso
tempo un ammorbidirsi progressivo della sensazione di negatività e ostilità nei
confronti del mondo e degli altri.
Infatti in Sfumature prevalgono
metafore che riportano ad una sfera semantica di asprezza e di durezza, fin dal
verso d’inizio della lirica d’apertura del testo (Dicembre notturno) «Fragoroso
silenzio» che vive in una contrapposizione assoluta. Nella seconda sezione In due centrale sembra essere la dimensione relazionale, vissuta nel
contrasto e nella difficoltà comunicativa. La tensione comunicativa si realizza
in un intarsio di ricercate stringhe espressive in cui l’opposizione ossimorica
si intreccia con l’allitterazione di solito di grande efficacia, come in
«Soffici serpenti sognanti / strisce di sole…» (Di guerra e d’amore) o
come «Verde vibrante / […] / vivace ventoso volante / verde vuoto, vento» (L’odore del vento). L’attenuarsi dell’intensità della durezza nelle metafore si realizza
nella terza sezione Caleidoscopio tanto da far apparire più sereni e
soddisfacenti rapporti relazionali con il mondo e di tipo interpersonale. Come
si può facilmente vedere dalla breve lirica Sbuffi di sonno «Placida
procede la spuma / coppa di neve bollente / trafitto di arancio e di blu», in
cui l’ossimoro “neve bollente” stempera il suo contrasto nelle altre più dolci
e rasserenanti immagini.
La silloge
poetica ha in questo modo una sua coerenza di sentire in una gradazione
espressiva in cui la forma e il contenuto si vengono a trovare in un equilibrio
di piena adeguatezza.
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