Dal Vangelo di Marco
10, 13; 16
"Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse...
E prendendoli fra le braccia e imponendo loro le mani li benediceva."
Avevo un libro di religione, nelle
scuole medie, magnificamente illustrato. Non sono riuscita a ritrovarlo, nel
mare magno dei libri di scuola disseminati per tutta la casa, in attesa del
momento giusto per mettere ordine. Certo devo averlo conservato, tanto mi era
caro. Le immagini comunque sì, le conservo ancora impresse, nitidissime, negli
occhi e nella mente. Una, in particolare: uno sfondo campestre luminoso,
d'azzurro e d'oro, un prato d'erba soffice, piante di verde gentile, di cui
pareva di avvertire lo stormire, appena percettibile, delle foglie. In primo
piano Gesù, seduto su un masso, biondo e bello secondo la classica iconografia.
Di spalle, una frotta di bambini dalle vesti multicolori, di fronte a lui, come
intenti ad ascoltare...
Quell'immagine mi è tornata alla mente mentre
seguivo, sconvolta, uno dei tanti reportages sull'orrore di Gaza. In
particolare, la sequenza di un bambino solo che piangeva disperato, su un
terreno polveroso di macerie, e si dirigeva con passo incerto verso un muretto
su cui sedeva un uomo, il volto nascosto tra le mani, le spalle scosse da
singhiozzi. In quel momento si è affacciata l'immagine. Ho riscoperto parole
che credevo di aver dimenticato: le ripetevo a fior di labbra per quel bambino,
per quell'uomo. Ho chiuso gli occhi: Gesù era là, seduto sul masso in mezzo al
prato, e il bambino gli si avvicinava, e con lui altri bambini, una teoria
infinita. Gli tendevano le mani, lui li chiamava a sé e li abbracciava. Ho
pianto, e il mio pianto si è fatto preghiera. Struggente volontà di fede.
Genova, 19 ottobre 2023
Isa Morando