“Ma così cupo il
ritmo del mio cuore (p. 57)
nell’eco fortissima,
da silenzio pesante” (p. 70):
riflessioni
esegetiche e spunti critici
Chi scrive s’era ripromesso di non lasciarsi più avvincere né
più nulla esprimere sulla invasiva poesia del filosofo-poeta Carlo Olivari
(davvero numerosi i libri pervenutigli!), ma la lettura di quest’ultima sua
opera ha intrigato lo scrivente che ha dovuto cogentemente estrinsecare il
proprio giudizio, sia pur per sommi capi. Il poeta, di formazione
classico-letteraria, vaga abbondantemente tra ormai inusuali figure retoriche,
in particolare sinestesie e ossimori, che, con insolito turgore, manifestano, sotto
un’opportuna luce lirico-pensosa, sofferti e gioiosi distacchi dell’oggi e
sofferti e gioiosi vissuti di ieri. Tutta la sua liricità si svolge e si
amplifica “nel suo impietrato grido di silenzio” (p. 56) per cui la
silloge è stata percepita, da chi l’ha letta e la vaglia, come “muto
inudibile e inudito grido” (p. 69) oltre che “chiuso singulto d’anima e
di pietra” (p. 43). Sicuramente il poetare olivariano esala non poche
scabrosità semantiche e non pochi nodi interpretativi che tuttavia, le une e
gli altri, esaltano e fanno trasparire intime tensioni e radicate passioni.
Amare, talvolta aspre e sintatticamente contorte tanto l’impostazione quanto la
costruzione del suo linguaggio che s’impone di ravvivare i significati
espressi, come accennato in precedenza, attraverso il suo tipico e peculiare
inquieto lirismo del verseggiare. Quanto al contenuto, indubbiamente emergono
con sentita e viva forza gli stretti e corroborati legami di famiglia e
parentali: *madre su tutti (“così come l’acqua di vita è madre”, p. 48;
p. 49; p. 59 e “A mia madre incinta”, p. 73 e p. 88) o mamma (p. 52, “ Va’
...(omissis)… Ti attende, la mamma, nella tua stanza”, “La
sorgente eri, certo, della vita,/la fonte eterna della luce, mamma”, p.
73); *padre (“A mio padre”, p. 29; p. 49; p. 58; “Per sempre padre,
per sempre, per seempreee!” (p. 77), come dire “olim pater, semper pater”)
o papà (“A Papà”, p. 75); *fratello (“Avevo un fratello, come gli
altri, anch’io”, p. 77); *nonni e miei vecchi (pp. 49 e 59); *nonna (“casa
della nonna”, pp. 12 e 42); *nonno (“Dal nonno” a Staglieno,
p. 13; “Colombo eri per me, sui fili, in alto”, p. 78); senza
prescindere, con un certo tono di “malinconia” (pp. 10 e 31), dalla
scomparsa di *familiari e *amici; così come, last, but not least, non si
possono omettere la *moglie: amore antico e duraturo (“Ancora tu
musica indefinita,/il fluire antecedente dei sensi”, p. 60) e le *figlie (“nostre
vie future”, p. 60). E se il poeta, en passant, richiama Boccadasse
(p. 25), Sturla (p. 31), Portofino (p. 35), Genova (pp.
79, 82, 83), Valle d’Aosta (p. 46), Cartosio (p. 53), Tortona
(pp. 63, 65 e 66), Roma (p. 84), indubbiamente i più frequenti richiami
agli autentici e vivificanti “loci animae”, che non si possono
affatto tralasciare, evocati con inusuale frequenza si rifanno alla *Liguria
(pp. 43, 45 e 49), a *Sori (a pp. 11, 51, 52, 67, 71, 73, 74, 75, 77,
78, 81 e 88) e alla *Sicilia (“sicula colomba”, p 44; “Ritorno
da Sicilia”, p. 50; sicula terra, 54; sicula notte, p. 55,
ove “l’ombra della sorella morte” ci trasmette le urlanti e lamentose
voci delle prefiche; p. 59; Partinico, p. 59; Balestrate, p. 63);
e se per Vittorini la Sardegna era “come un’infanzia”, per
Olivari la Sicilia si qualifica “come una madre”. Inoltre, nella
poesia dell’Olivari c’è (e son qui raccolti) un nugolo di termini ossitoni che
prevedono una loro particolare vis espiratoria: unanimità e magicità,
p. 11; miticità, p. 12; eternità, pp. 14 e 65; verginità,
p. 16; marinità, p. 20; ligusticità e secolarità, pp. 21; pietrosità,
p. 22; azzurrità, pp. 10, 26, 40, 52 e 73; solarità, p. 29 nella
prima parte; enigmaticità, p. 40; ineffabilità, p. 48; serenità,
p. 64; immensità, p. 64; terrenità, p. 65; immobilità, p.
66; comunicabilità, p. 68; anonimità, p. 69; istantaneità
e simultameità, pp. 75 nella seconda parte. A questa tonante vis
espiratoria è giocoforza accostare il suo uso intenzionale (ma che sia
smodato?) del superlativo assoluto che esprime e rafforza i valori in cui il
poeta crede senza termini di confronto e al massimo grado: lontanissima
infanzia, p. 28; intatta, verdissima, solarità, p. 29; indefinitissimo
azzurro, p. 32; lunghissima ombra e anello di lunghissima catena,
pp. 33 e 61; religioso, dolcissimo, amore, p. 35; in volo le rondini, fittissime,
p. 40; profondissimo amore e ertissima rupe assolata, p. 47; sale
amarissimo, p. 48; lontanissimo, p. 62, spessissima, p.
67; bassissima e fortissima, p. 70; sottilissimo, p. 70; stanchissime
ombre, p. 72; calmissima… azzurrità, p. 73. Che lo si voglia credere o
meno, la sua poesia – in cui perduranza (p 34) e trasognamento
(p. 40) sono due lemmi che hanno incantato chi scrive, uniti entrambi a quel
risoluto ligure richiamo verbale dantesco (Purg. XIX, 100), iterato nei suoi
termini, in fondo s’adima (p.46) e a quella “deserta terra,
screpolata” (p. 63) che non può non rievocare “The Waste Land” di
T,S, Eliot – appare ricca di cromatismi, ma su tutti domina per così dire il
colore ceruleo: marinità azzurra, p. 20; indefinitissimo azzurro,
p. 32; (mare) infinitamente azzurro, p. 41; l’intenso azzurro, p.
43; mare azzurro, p. 54; piante all’azzurro, p. 57; infuocato azzurro,
p. 59; d’infinito azzurro, p. 65; d’azzurro estendersi,
all’infinito, p. 71. A loro modo, le sue intense dispersioni di azzurro,
colorano notte, ostilità buie, il buio, buia sofferenza,
l’abbuiata stanza, tenebra, nebbia, l’ombra/morte o
stanchissime ombre, orrore petreo, occulto terrore,
silenzio plumbeo, afa grigia, et sim. che, passim in copia,
dall’inizio alla fine, il poeta ha sparso per i suoi versi, anche se, lo si
deve ammettere, per contrasto intravede qui e là infantile luce, lume/luminosa,
barbaglio, fulgore specie nell’altro al di là (p. 53), l’eterna
luce (ib.) et al. E, per finire, liricamente staglia il coleridgeano grido
lancinante: “Vita, vita, la vita nella morte!”, p. 34. A sigillo di
queste note si rimarca come, in svariate liriche, si odano gli echi della
guerra (pp. 19, 42, 44, 80, 82, 84) e quelli della pace (p. 81). Dal punto di
vista metrico e musicale si noti che le composizioni poetiche di Carlo Olivari,
impostate su versi sciolti a varie lunghezze sillabiche, sono disseminate di
musicalissimi e melodiosi endecasillabi, la cui rivelazione e il cui
rinvenimento costituirà reale e genuina piacevolezza per ogni lettore.
*Carlo Olivari, Attualità di distacco e
Momenti passati, Emmediemme Cronache Italiane, Salerno 2019, pp. 89, € 13,00.