sabato 30 marzo 2019

IL GATTO CERTOSINO DI VEREZZI


Isa Morando 



Verezzi, 26 dicembre 2018

Sfreccia improvviso davanti a noi, che  procediamo con cautela, misurando i passi sull'acciottolato.
È ormai un rito del giorno di Santo Stefano, la visita ai presepi allestiti lungo le crose verezzine. Ma lui, subito, ruba la scena. Salta sui rami di un carrubo, si direbbe che ha l'intenzione di fuggire, ma ben presto si capisce   che non  è questo il suo scopo: vuole esibirsi. Finge di scendere, poi con un balzo guadagna il ramo più alto. Nel momento in cui, dopo esserci fermati per ammirarlo - i piccoli fanali luccicanti degli occhi, il movimento sinuoso del corpo tra le foglie - riprendiamo il cammino, vola ai nostri piedi, quasi per impedirci di proseguire. Non si rassegna a farsi da parte. E comincia un lungo gioco di rincorse, fermate, fughe, rintanamenti, ricomparse improvvise. Come un attore consumato, si concede al pubblico quanto basta per farsi ammirare, ma vuole essere lui a condurre il gioco. Ci adeguiamo al suo ritmo. Certo, l'attenzione per i presepi si attenua, perché, in realtà, cerchiamo lui, il piccolo gatto certosino, gli occhi d'oro che spiccano nel musetto curioso, lo splendido mantello color piombo con riflessi di blu. Terminata la visita, ormai più doverosa che attenta, riprendiamo il cammino del ritorno, tutti - senza confessarlo - un po' delusi, perché il piccolo gatto certosino si è dileguato, scomparso. Poi, d'improvviso, ricompare, si ferma. E qui accade l'impensabile:  lui sembra capire le intenzioni dell'uomo che invano ha cercato di fissarlo in uno scatto. Si mette in posa, in un angolo della stradina suggestivo come un mosaico, con quelle pietre, quei colori che svariano dall'ocra al grigio all'azzurro al rosa. Guarda davanti a sé, all'obiettivo, conscio della sua bellezza. Gli occhi d'oro esprimono una sorta di consapevolezza, un messaggio: porta pure con te la mia immagine, sarà un modo per ricordarmi. L'uomo che si è piegato sulle ginocchia per scattare l'immagine si rialza. E lui, il piccolo gatto certosino, dopo essersi concesso ancora  per un attimo a una rapida carezza, si allontana lentamente. Il suo compito, oggi, è terminato. Cala il sipario. La sera e il buio inghiottono i colori. In silenzio, con qualche brivido di freddo, risaliamo in fretta verso la piazza: pochi attimi ancora, per ammirare - secondo il rito malinconico e dolce del congedo - lo spettacolo rapinoso e struggente delle luci sul mare.

                 

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