lunedì 22 aprile 2024

RECENSIONE


LA RABBIA E IL PERDONO

Isa Morando

In copertina un cielo azzurro, il mare di variegato blu, due gabbiani: uno, in primo piano, le ali protese a fendere l'aria. Solo alla fine del romanzo verrà chiarito il perché del titolo, Gli uccelli non hanno vertigini.

È il primo romanzo di Mario Cordova, attore e soprattutto grande doppiatore, voce italiana degli attori americani più famosi.
Il racconto si apre con una premessa angosciante: un uomo punta la pistola contro una donna che lo supplica, lui le intima di tacere, minaccia ma non spara. L'uomo si chiama Marco ed è protagonista del romanzo, nello svolgersi delle azioni e negli itinerari della memoria che si snodano, ineludibili, tra devastanti angosce, drammatiche decisioni, ripensamenti, fino all'elegiaca conclusione, che sembra placare le tempeste della vita nella malinconica dolcezza del perdono e di una nuova consapevolezza.
Marco ha vissuto lo strazio dell'amore tradito, dell'abbandono che si configura come il tema di fondo della sua esistenza. Ha amato ed è stato amato con passione, ha provato le esperienze estreme del desiderio e del sesso, in un'ansia di appagamento erotico che si trasforma in un'arma pericolosa e distruttiva. Ha provato il tormento psicofisico del tradimento, delle confessioni sconvolgenti che aprono abissi inaspettati di verità nascoste, di esistenze diverse rispetto alle apparenze, in un vortice pirandelliano di logorante contrasto tra l'essere e l'apparire. Marco sembra difendersi con gli eccessi verbali, con l'aggressività, un'apparente autodifesa che si rivela inefficace di fronte a un mondo umano di maschere, un mondo che gli è ostile e comunque determinato a nascondergli scomode - o tragiche - verità. Niente è come appare. La sua psiche ne è travolta non meno che il suo corpo. Sarà la parola a imprimere la svolta: la parola parlata - la confessione della madre, il suo tradimento - e la parola scritta - affidata al computer - del padre morto, odiato negli anni per il suo abbandono della famiglia, per un tempo lunghissimo: una confessione dolente e tenera, in cui l'amore per i figli si esprime nel racconto di una verità a lungo nascosta e ora espressa con toni di struggente elegia.
Se non sei disposto a perdere, non vincerai mai niente. ... non c'è alternativa al crescere... bisogna imparare a volare. Perché gli uccelli non hanno vertigini... . È il messaggio che chiude la lunga lettera del padre, rivelatrice - senza odio o risentimento - di una realtà altra, nascosta per lunghi anni e ora emersa nella sua dolente verità.
Il romanzo si avvia alla conclusione con la ripresa della situazione di apertura: Marco che punta la pistola contro Elena, la moglie che lo ha abbandonato con la velata accusa di aver causato il suo aborto. La morte del bambino mai nato a cui era già stato dato un nome - Luca - l'ha allontanata da lui, giorno dopo giorno, le ha fatto cercare una via di scampo, tra le braccia di un altro uomo. Lo ha lasciato. E ora Marco scopre che è incinta di un altro figlio, il figlio dell'altro. Abbassa la pistola e piange, come un cucciolo sperduto... lacrime accompagnate da un sorriso.
Il capitolo finale vede Marco piangere ancora lacrime leggere..., come a lavare la pena che ha dentro, davanti alla tomba del padre, sepolto nella terra di cui immagina il soffio vitale, accanto a tombe di giovani che sembrano respirare ancora la vita. Ha perdonato, ha chiesto perdono. Ora è pronto a ricominciare.
La terra, la vita.
È tutto così vero qui, papà...

Nelle pagine conclusive dei Ringraziamenti è raccontata senza veli la spinta autobiografica da cui è nato il romanzo: le convulse esperienze romane del difficile mondo dello spettacolo accanto alle esperienze personali, e il ricordo di Genova, dell'adolescenza di Mario Cordova (città difficile, Genova, chiusa e meravigliosa: le brevi descrizioni delle atmosfere genovesi sono autentici "pezzi" di rara efficacia).

Mario Cordova, Gli uccelli non hanno vertigini, Chiugiana, Ellera (Perugia), Bertoni Editore, 2023, pp. 235, € 18

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