martedì 20 aprile 2021

RECENSIONE


Rosa Elisa Giangoia

Rosa Maria Corti ha imparato la grande arte del viaggiare realmente e del viaggiare nel tempo, di viaggiare con il corpo, ma anche e soprattutto con la mente e con lo spirito, riappropriandosi con sensibilità e cultura di mondi perduti. Lo dice lei stessa nell’Introduzione a cura dell’autore del suo recente Viaggio poetico tra case e anime di scrittori, pensatori e artisti. Infatti, dopo aver accennato alle emozioni provate tanti anni fa nel visitare il monastero del Monte degli Angeli nel borgo di Certosa in Val Senales, aggiunge: «Da allora, respirare la stessa aria, guardare il mondo dalla stessa prospettiva, conoscere vecchie e nuove storie, ma soprattutto lasciarsi colpire dall’imprevedibile, è diventato il 
movente che mi ha spinto a visitare altri edifici, in particolare le case di scrittori, pensatori, artisti e uomini al di fuori del comune, in una sorta di pellegrinaggio della suggestione».
Lei ha acquisito la capacità di percepire le voci dei luoghi dove persone eccezionali sono vissute in sintonia con un ambiente che di solito avevano scelto per un’intima, profonda consonanza, in un 
mistero di rispondenze che dura nel tempo e che altre persone di acuta sensibilità sanno percepire ed esprimere nella forma intensamente suggestiva della poesia.
Di solito sono luoghi particolarmente ameni, ma che nello stesso tempo si arricchiscono rifrangendo la bellezza umana e intellettuale di chi li ha abitati. Da queste esperienze sono nati i “viaggi poetici” di Rosa Maria Corti attraverso luoghi di cui lei ha colto la “poeticità” insita, ma arricchita dall’essere stati abitati da chi quella stessa poeticità l’aveva colta ed espressa in forme artistiche diverse, una poeticità che Rosa Maria ha poi ricreato con i suoi versi.
Molti e diversi sono i personaggi che animano le pagine di questo libro, la cui figura sbalza sullo sfondo del paesaggio che li ha visti vivere. Un lungo, ma interessante elenco: Maria Corti (Pellio Inferiore), Jean Giono (Manosque), Peter Mayle (Louberon), Alberto Casiraghi (Osnago), Hermann Hesse (Montagnola), Pierre CRDIN (Théoule-sur-Mer), Italo Calvino (Sanremo), Colette (Baie des Canebiers), Pierre-Auguste Renoir (Cagnes-sur-Mer), Reinhold Messner (Castel Juval), Giovanni Segantini (Maloja), Alexandra David-Nèel), Friedrich Nietzsche (Sils-Maria), Gabriele d’Annunzio (Gardone), Francesco Petrarca (Arquà), Antonio Fogazzaro (Oria in Valsolda), Maestro Martino (Grumo), Mario Tosatto (Tremezzina), Tarcisio Trenta (Giubiasco), Antonia Pozza (Pasturo), Pablo Picasso (Antibes), Alberto Giacometti (Borgonovo), Pietro Solari (Verna), Martino Giovannettina (Foroglio), Gianmario Lucini (Piateda), Willi Inauen e sua moglie Maddalena (Doragno), Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo).
Personaggi e luoghi diversi, in alcuni casi, ormai consolidate mete di turismo culturale (e scolastico), come Gardone, Arquà, Santo Stefano Belbo, Maloja, altri, del tutto sconosciuti e, quindi, portati opportunamente alla ribalta dell’attenzione dalle pagine della Corti, in questo spaziare tra Italia, soprattutto Settentrionale, Francia, Svizzera e Austria, un mondo prevalentemente di montagna, con qualche puntata sul Mediterraneo.
A ognuno di questi personaggi Rosa Maria Corti ha dedicato una poesia, un breve profilo in riferimento al luogo e alla casa, qualche volta anche una foto. Case molto diverse, da quella con il fascino delle villeggiature d’altri tempi di Maria Corti a Pellio d’Intelvi, all’avveniristico Palais Bulles di Pierre Cardin, dal castello medievale di Messner, al palazzo settecentesca di Antonia Pozzi a Pasturo, alla casa un po’ anonima di Nietzsche a Sils. Tutte, però, residenze molto amate, sentite da chi le ha abitate come consone al proprio spirito, come proiezione del proprio mondo interiore, case non anonime, non casuali, quindi case “parlanti”, capaci di far sentire la voce di chi le ha amate nei giorni del suo vivere.
Fra tutte le poesie scelgo di condividerne con i lettori alcune che riguardano case che ho visitato anch’io, di personaggi che mi sono particolarmente cari.
Innanzitutto Italo Calvino che condivide con Eugenio Montale, in Liguria, il triste destino che la sua casa a Sanremo, causa la tanto da lui deprecata speculazione edilizia, sia stata suddivisa in piccoli appartamenti, come appunto “la casa delle due palme” a Monterosso, protagonista di tante liriche di Montale:

D’int’ubagu
La casa sull’albero o gli alberi sulle case?
Al nostro confuso desiderio di natura
risponde la moda dei giardini verticali,
dei quadri vegetali, la casa-pigna,
il rifugio luminoso a nido d’uccello
che al sommo di un ponte traballante
offre un letto-nave davvero stravagante.
Idea di convivenza oggi costosa
che riduce la natura a strana cosa.

E poi voglio proporre la lettura della poesia dedicata alla casa «piccola, decorosa e nobile» di Francesco Petrarca ad Arquà che la poetessa apparenta a quella che tutti immaginiamo ci sia stata anche a Valchiusa, dove oggi troppa paccottiglia turistica disturba l’armoniosa musicalità delle «chiare, fresche e dolci acque»:

Arquà come Valchiusa
Lontana la città
con i suoi frastuoni,
la vita nel brolo
è brodo di giuggiole.
Nel viridarium torna la memoria
di chiare, fresche e dolci acque,
di lauri, di liberi capelli.
La gatta, intanto, ancora difende
gli amati libri, le stampe
di Valchiusa e d’Avignone.


Rosa Maria Corti, VIAGGIO POETICO tra case e anime di scrittori, pensatori e artisti, Montedit, Melegnano (MI), 2021, pp. 91, € 10,00.  



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