sabato 20 marzo 2021

RECENSIONE



Rosa Elisa Giangoia


Forse non sono la persona più adatta per scrivere su questo romanzo che ha il suo nucleo generativo nei rapporti che si creano in famiglia tra fratelli, perché io sono figlia unica e non ho neppure avuto figli, per cui non ho nessuna esperienza personale delle dinamiche psicologiche che si creano in ambiti familiari complessi. Ho sempre sentito, però, una sottile, ma forte, invidia per tutti coloro che vivevano in famiglie numerose. Purtroppo non è stato il mio destino!
Penso che i rapporti di relazioni interpersonali di sangue non si possano comprendere pienamente se non si vivono, se non si sperimentano nelle loro sfaccettature e implicazioni, che talvolta diventano … complicazioni, ma che hanno una loro profonda naturale motivazione.
Si parla molto oggi di “fratellanza” in senso ampiamente umano, ma credo rimanga sempre qualcosa che si vive in una condizione di astrazione volontaristica. Non ritengo sia possibile vivere con consapevole pienezza relazioni in un “come se” voluto e costruito, in cui la finzione vorrebbe ri-creare la realtà.
La finzione si crea solo con la fantasia e l’immaginazione e appunto su queste basi Gabriella Paola Zurli ha creato il romanzo La maison qui touche aux bois, incentrato su una comunanza di fraternità tra sei persone, nell’età tra l’infanzia e l’adolescenza, in una situazione di assenza genitoriale. Direi un esperimento… in vitro “letterario”.
Presumo che l’intento della scrittrice sia stato quello di individuare una possibile situazione di co-educazione tra fratelli, nel crescere insieme con grandi responsabilità per ciascuno nei confronti di se stesso, ma anche gli uni per gli altri.
Questa situazione, qui frutto di fantasia, diventa particolarmente interessante in rapporto a molte realtà attuali, in cui si vengono con sempre maggior frequenza a creare assenze di genitori per motivi diversi, come ha potuto senz’altro verificare chi ha insegnato per tanti anni, come me e come l’autrice. In particolare qui sembra si voglia evidenziare il problema dell’assenza del padre, per incapacità personale di un soggetto a ricoprire questo ruolo con consapevolezza e responsabilità.
Anche se la vicenda è ambientata qualche decennio fa, si colgono gli inizi di problemi che in seguito non si sono certo risolti, ma semmai accentuati.
Ecco così la storia di quattro sorelle e due fratelli che si ritrovano a dover far fronte all’improvvisa tragica morte della madre, che rimarrà sempre amata e venerata, e al disinteresse nei loro confronti da parte del padre, persona anaffettiva, priva di senso paterno, chiuso nell’egocentrismo della sua vita con una nuova compagna, donna banale e superficiale.
Protagonisti sono quindi i sei ragazzi che crescono in una speciale situazione di coeducazione interpersonale collaborativa, sostenuta da profondi reciproci legami d’affetto. Le vicende che si susseguono in questo ampio romanzo sono tante, in un arco temporale di due decenni e in uno spaziare geografico che dal piccolo paese sull’Appennino Ligure, alle spalle di Genova, spazia dal capoluogo a Parigi, ad altre località dell’Europa e oltre Oceano.
Dalla casa ai margini del bosco gli orizzonti e le aspirazioni dei ragazzi si ampliano tra le realizzazioni delle aspirazioni artistiche di alcuni, le avventure, le disavventure e gli errori di altri. Ne viene fuori un panorama esistenziale variegato, con svolte imprevedibili, com’è di fatto la vita, in uno sviluppo dell’intreccio incalzante in cui i legami d’affetto tra i fratelli arrivano ad un punto in cui sembrerebbero allentarsi fino ad entrare in crisi, per poi risalire verso un assestamento psicologico di piena maturità e una riorganizzazione della vita in condizioni di armonia e di collaborazione.
Tutta la storia di questi ragazzi sembra voler dimostrare una grande fiducia nei giovani e, in definitiva, nella natura umana, capace di autoeducarsi e autoregolarsi, anche con possibilità di recupero di fronte a momenti di caduta, grazie agli aiuti che possono venire nella solidità affettiva della famiglia.
Il risultato è una narrazione tenuta saldamente in mano dall’abilità dell’autrice, nella complessità dei protagonisti e nella pluralità delle vicende, che si snoda in un intreccio ben costruito, con tratteggio psicologico dei personaggi, buona tenuta dei dialoghi, tutto sempre in un linguaggio controllato e curato, efficacemente espressivo. Il romanzo risulta, quindi, una lettura avvincente e coinvolgente, capace di stabilire un solido patto con il lettore fin dalle prime pagine e di non deluderlo mai, fino all’ultima riga.

Gabriella Paola ZURLI, La maison qui touche aux bois, Asola (MN), Gilgamesh Edizioni, 2020, pp. 794, € 23,00.





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