giovedì 30 novembre 2023

RECENSIONE

 


UN GIALLO CINEMATOGRAFICO

Rosa Elisa Giangoia


   Con L’urlo nella notte Donatella Mascia regala ai suoi lettori, senz’altro ormai molti e appassionati, un nuovo avvincente romanzo che possiamo definire “giallo soft”, in quanto senza eccessivo spargimento di sangue, ma pur tuttavia dotato di una solida struttura narrativa in cui le vicende si sviluppano in una concatenazione logico-consequenziale che l’autrice, grazie anche al supporto scientifico della sua formazione culturale e della sua attività professionale riesce a governare con sapienza e maestria, senza sbavature, senza tempi morti ed evitando trovate troppo fantasiose, al limite del reale possibile.
   L’intreccio e la presentazione dei fatti stabiliscono fin dall’inizio un buon patto con il lettore, che viene attratto e incuriosito, fin dal titolo in cui compaiono due vocaboli tipici della paura l’ “urlo” e la “notte”. La narrazione inizia da un fatto improvviso, inaspettato, capace di suscitare molti interrogativi: quel lacerante “urlo nella notte”, appunto, proveniente da un appartamento in cui vive una donna sola, con l’unica compagnia di un cane. A preoccuparsi per questo urlo è un giovane vicino di casa che accorre e fa ricoverare la donna, ferita gravemente e terrorizzata, in ospedale. Questo inaspettato soccorritore diventa il motore di tutta la vicenda, in quanto la sua curiosità di fronte al drammatico evento, che sembra contrastare con la figura tranquilla e appartata della vicina di casa, lo porta ad iniziare un’indagine meticolosa e serrata nella vita di questa donna.
   Di qui la narrazione si dipana in un montaggio cinematografico, per il susseguirsi di scene diverse in luoghi differenti di un ampio scenario geografico tra l’Italia (Genova e Milano) e la Svizzera (Ginevra), ma anche in una complessità d’intreccio tra due piani temporali, quello della ricostruzione del passato della donna e quello del presente delle indagini. La narrazione assume sempre più la caratteristica di una spy fiction in cui si verificano traffici d’armi in uno scenario di intrighi internazionali di cui sono protagonisti gruppi terroristici in competizione tra di loro.
   Si sviluppa così una vicenda ricca di colpi di scena, piena di suspense che tiene avvinto il lettore per il verificarsi di fughe e di inseguimenti, in un avvicendarsi di personaggi e di vicende sorprendenti.
   A poco a poco le tenebre sulla vita di questa apparentemente insignificante signora Tilde si dipanano ed emerge il suo passato, quello in cui lei era stata una bella e affermata fotografa, di nome Edvige che, durante un soggiorno a Ginevra per un servizio fotografico, aveva casualmente assistito a un omicidio in un lussuoso albergo. Questo fatto aveva sconvolto la sua vita, costringendola a fuggire in quanto inseguita da persone misteriose, a cui può sottrarsi grazie all’aiuto di quello che per lei è sempre il Corsaro, un suo perenne innamorato, capace di molte trovate e di astuti espediente, per l’efficace addestramento conseguito nella Folgore. Nell’intrecciarsi di vicende, sovente anche rocambolesche, entrano in scena politici corrotti, cellule islamiche impazzite, personaggi dei servizi segreti, tutti descritti dall’autrice con sapide punte di ironia.
   Ad animare tutti questi fatti sono i personaggi, sempre tratteggiati con realistica efficacia, anche per l’attenzione ai particolari e per la capacità di ottima costruzione psicologica dell’autrice, personaggi a tutto tondo, talvolta con qualche accentuazione grottesca. Ben delineata soprattutto la protagonista nella sua duplice personalità, prima quella di Edvige, affermata e disinvolta fotografa, capace di muoversi con sicurezza professionale negli ambienti internazionali, poi quella di Tilde, appartata donna che cerca di passare inosservata. Altrettanto ben tratteggiato il giovane vicino di casa Venanzio, suo salvatore, semplice e un po’ scialbo farmacista che si improvvisa detective, rivelando impreviste doti di perspicacia. Tra di loro emerge il cane Lionello che da custode della signora Tilde diventa compagno inseparabile di Venanzio in un dialogo muto, quanto efficace ed espressivo. Animale questo con valenze umane che assume il ruolo di elemento tipico, immancabile, nella narrativa di Donatella Mascia, che in tutti i suoi precedenti romanzi ha dedicato spazio ai cani e ai gatti, rendendoli in alcuni casi veri e propri protagonisti di avvincenti vicende, tanto che potremmo dire che questi animali costituiscono la cifra caratteristica e inconfondibile del suo narrare.
   Infine bisogna evidenziare lo stile narrativo, sobrio, misurato, sempre pienamente funzionale al racconto, preciso ed efficace.

DONATELLA MASCIA, L’urlo nella notte, Genova, Stefano Termanini Editore, 2023, pp. 216, € 18,00.

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