domenica 12 novembre 2023

POESIE

 

IMITANDO VIRGILIO

di 

Andrea Guiati

 

I

 

Una rossa fragola timidamente

trattiene la sua fragranza

sotto la fresca rugiada mattutina.

Una grossa zucchina

coperta da una foglia

pronta ad essere raccolta

sotto la fresca rugiada mattutina.

Rucola e lattuga si contendono lo spazio

accanto al riccio cavolo verde

sotto la fresca rugiada mattutina.

Le tegoline gialle e verdi

si arrampicano verso l’alto

sullo steccato di recinzione

sotto la fresca rugiada mattutina.

I piselli abbondano la loro dolce melodia

arricchisce la natura

sotto la fresca rugiada mattutina.

Steli verdi si attorcigliano in alto

la frutta incinta matura scarlatta

si raccolgono i pomodori

sotto la fresca rugiada mattutina

All’alba un colibrì inizia la sua giornata

gloria mattutina cercata

sotto la fresca rugiada mattutina.

Ora, ci sono i tuoi fiori

la viola del pensiero celeste nei tuoi occhi

la rosa rosso lucido delle tue labbra

il giglio ragno del tuo corpo cremoso

il bianco della tua rabbia di oleandro.

e l’universo di colori e profumi che sei tu.

Ti vedo in ogni colore di ogni fiore,

i petali che cadono volteggiano giocosamente

sotto la fresca rugiada mattutina.

Ma forse, vedo di più in te la semplice eleganza

il fiore che non appassisce, l’amaranto,

umile e forte con la sua bellezza eterna

 

II

 

L‘orologio del campanile

Mi sveglia presto un mattino di luglio.

Il cielo è semicoperto, l’aria afosa

La pioggia non tarda

Rinfresca i fiori nelle aiuole e nei vasi

Le foglie degli alberi rinverdiscono

Sembra quasi un mare l’erba.

Un colibrì saetta da un fiore all’altro,

scaccia le api che si nutrono dello stesso nettare

Ha il dorso verde e il ventre grigio scuro.

Un anello rosso attorno al collo

Sembra che indossi un frac

La sua coda biforcuta lentamente

Si muove su e giù, lo tiene in equilibrio

Infila il lungo becco e trafigge

Mandeville, Azalee, Zinnie, poi la salvia.

 

III

 

Anche al pianterreno della palazzina di Buffalo

il vento che soffia dal lago Erie penetra attraverso

fessure delle finestre a ovest, la sua cantilena ci sveglia

perfettamente intonato in primavera ed estate

i piccoli colibrì piroettanti si nutrono d’acqua dolce

difendono il loro territorio fino all’ultima goccia.

 

Gli scoiattoli divertenti per tutti saltellano sui rami

degli alberi. Mi rattristo quando finisce la bella stagione

e partono i minuscoli uccellini: lacrime grandi cadono su

foglie di piante sottostanti, l’autunno è in arrivo

ma i colori dei fiori sono ancora splendenti

solo qualche foglia ingiallita durante le migrazioni.

 

Ora la cantilena si trasforma in raffiche stonate, ogni

cosa non legata finisce stagionalmente sulla riva del lago.

 

IV

 

Piccola e leggera, da noi sai nasconderti,

Come la viola e l’astro, semplice e bella,

Nei prati d’erba, al tepore della primavera

Spunti, e noi possiamo ammirarti e lodarti.

 

Dall’aldiquà cosa posso pensare?

Piccolo velo, avvolta in tanto mistero,

Quando saprò comprendere del creato il vero?

Altro non posso che restare a guardare.

 

 

Lentamente crescerai, visibile alla gente,

Da giovane toglievo i tuoi petali uno per uno

“M’ama, non m’ama” la tua risposta non mente.

 

Vicino alla sorgente un poeta legge e sospira,

E tu margherita da sempre lo stai ad ascoltare,

Sei una creatura di Dio, un fiore che ispira.

 

V

 

Marina mi ha insegnato

ad andare in bicicletta

d’estate,

girando attorno allo stagno

vicino al campo di grano

dorato.

All’ombra del salice

ci siamo riposati.

Le rane gracidavano

cacciando insetti e vermi,

le rondini si rinfrescavano

nello stagno.

Un giorno il contadino

l’ha fatta cadere dalla bicicletta,

quasi.

Andavamo in giro per i campi

spensierati.

A fine giugno le trebbiatrici

separavano i chicchi dorati,

poggiandoli sull’aia

e imballavano le balle di paglia

accatastate nel fienile,

dove noi al tramonto

furtivamente

scoprivamo espressioni

nuove dell’amicizia,

Per San Martino Marina

ha traslocato.

Mi ha lasciato solo con la mia

ombra.

Ho cercato sollievo e Marina

in quell’ombra.

Invano.

 

VI

 

Pioggia di primavera benvenuta

Risvegli la natura addormentata

Alberi, erba, cespugli e i primi fiori

Inizia la danza degli uccelli e degli amori.

Preannunci la pioggia estiva

Rigagnoli, fiumi e laghi si gonfiano.

 

Nel cielo tuoni e fulmini trionfano

Il forte vento furioso e lacerante,

Canto che mi entra in corpo e mente.

Se non grandina arriva l’arcobaleno,

Dalla soglia lo ammira il contadino.

 

Piogge autunnali si riversano sul prato

I solchi e le zolle umide si mescolano,

Le foglie ingiallite dai rami offuscano.

In un sogno ti stringo forte forte

Per convincerti a dimenticare

Le cose che sono amare.

 

Pioggia invernale, scendi con forza

La legna sul focolare avvampa,

Dal freddo il suo calore mi riscalda.

Libri e immagini famigliari

Mi rincuorano, tanto mi son cari.

Arriveranno gli acquazzoni di primavera

E anche gli amanti giorno e sera,

Ridestano gioie delicate e il dolore.

Ricordi che trafiggono il cuore.

 

Pioggia di primavera e d’estate

Pioggia d’autunno e d’inverno,

Amo la gioia e il dolore che mi porti!

 

VII

 

Hanno previsto pioggia

i raccoglitori di lumache

preparano secchi e torce

per la lunga passeggiata.

 

Lungo i fossi e nei campi

erba e cespugli si bagneranno

i raccoglitori di lumache

s’incamminano lentamente.

 

Nella quiete assoluta

i giovani raggi di luna

rivelano i sentieri viscidi

delle lumache sugli steli d’erba.

 

A pochi metri uno dall’altro

due ottuagenari raccolgono

conchiglie marroni

scintillanti come pietre preziose.

 

A volte passano minuti

per trovarne un’altra. Anche ore.

Ma loro continuano a passo lento

nella notte attraverso il campo.

 

Li accompagnano le rane

che gracchiano nello stagno

in armonia con lo stridio del gufo

e dei tanti pipistrelli.

 

Gli steli frusciano di nuovo

mossi dal vento e dalle lumache

l’ululato del bracco dall’aia

li richiama verso casa.

 

VIII

 

Il gallo canta

e il vecchierello

di buon’ora

nella stalla lavora.

 

Le foglie ingiallite

cullate dalla brezza

lasciano il ramo

del melograno.

 

Ruspa fra le pannocchie

in cerca di chicchi

sull’aia assolata

la gallina affamata.

 

Un bacio della mamma

interrompe l’incubo

sorride il bambino

al sole mattutino.

 

Il mosto ribolle

nella botte di rovere

pregusta il contadino

l’arrivo del buon vino.

 

L’autunno precede

il freddo e il gelo

all’inverno imminente

si prepara la gente.

 

IX

 

Amo il mattino di ogni stagione

per l’equilibrio che implica,

essendo qualcosa con cui lotto.

Suppongo che mi piacerebbe essere

una stella, che si accende e si spegne,

scende di nuovo alle polarità,

equilibrio.

Mattina. Le farfalle

prendono il posto delle falene,

le rondini il posto dei pipistrelli

i cani il posto dei coyote

dalla quiete notturna al risveglio,

il torpore lascia il posto alla luminosità.

Donne, uomini e bambini,

flora e fauna iniziano la loro danza

e questo mi piace.

Sistemi. fanno mattino tutt’intorno a noi

anche ora, mentre ci inginocchiamo

per ringraziare madre natura.

Dove vorrei essere tra dieci

anni, qualcuno chiede... e cosa

posso rispondere? Arrendersi

con grazia al mattino, con

tutta la grazia che posso raccogliere

dalla circostanza delle tenebre,

che è solo un’altra cosa

che non resta. Si dissolve,

e “m’illumino d’immenso.”

 

X

 

Un tiepido sole illumina le foglie di colori variopinti

Tingendo gli alberi di splendore autunnale

I tableaux da madre natura dipinti

Raccontano una storia stagionale.

 

L’incantesimo del canto degli uccelli

Porta gioia di vivere a bambini e adulti

Mentre il buon mosto bolle nei tinelli

Come trasmettono i sorrisi sui loro volti.

 

Tutto ciò che giace sotto le foglie cadute

Un mistero nei sogni di una ragazzina

Evocano desideri di cose mai avute

Nei pensieri innocenti della bambina.

 

A casa l’attende il calore del focolare

Le caldarroste scoppiettano sulle braci

La fanciulla già sente fragranza e sapore

I nonni l’accolgono con amorevoli baci.

 

Il lungo viale boscoso di notte si trasforma

Era un giardino dorato nell’ora diurna

Mostra tutte le stelle e una splendida luna

Ora un argenteo splendore nell’ora notturna.

 

Le coppiette sottobraccio osservavano i fiori

E i fiori erano belli e freschi e umidi

La rosa vergine e il giglio diversi e rari

Raccolgono il canto degli amanti timidi.

 

La margherita felice i rossi papaveri

Caricano di sogni l’aria della sera

Portando le risate fra i ricchi e i poveri

In quest’idillio bel tempo si spera.

 

XI

 

Molto tempo fa qualcuno

Mi ha scolpito nelle sembianze di un dio

Ora ho dimenticato quale dio

Avrei dovuto rappresentare.

Non ho coscienza ora che della pietra

Della luce del sole e della pioggia

Il sole che cuoce la mia pelle di pietra

Il vento che solleva i miei capelli

La luce del sole è calda su di me

La luce della luna è fresca

Lanciando uno schema argentato di luce e oscurità

Sui piani del mio corpo

I miei pensieri ora sono i pensieri di una pietra

La mia sostanza ora è la sostanza della vita stessa

Sono sprofondato nella vita come si sprofonda nel sonno

La vita è sopra di me, sotto di me, intorno a me

Muovendomi attraverso i miei pori di pietra

Non importa quanto piccolo sia lo spazio in cui racchiudi la vita

Quello spazio è grande quanto l'universo

Spazio, volume e la sfumatura del volume

Ti muovi attraverso me come accordi di musica

Come il sapore della felicità in gola

Che temi di perdere, anche se potrebbe soffocarti

Nelle città questo non si sa

Per lo spazio c'è il vuoto

E il tempo è tormento

Da quando sono diventato una pietra

Non ho bisogno di ricordare nulla

Tutto è ricordato per me

Vivo e penso e sogno come una pietra

Nella calda luce del sole, nella pioggia tumida

Tutte le mie superfici sono toccate dalla morbidezza

Dalle dita leggere del vento

Il lento gocciolare della pioggia

Il mio corpo conserva solo debolmente l’immagine

Che doveva rappresentare

Sono più bella e meno rigida

Sono una parte dello spazio

Il tempo è entrato in me

La vita è passata attraverso di me

Che importa il nome del dio che avrei dovuto rappresentare

 

 

© Andrea Guiati 2023

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