IMITANDO VIRGILIO
di
Andrea Guiati
I
Una rossa fragola timidamente
trattiene la sua fragranza
sotto la fresca rugiada mattutina.
Una grossa zucchina
coperta da una foglia
pronta ad essere raccolta
sotto la fresca rugiada mattutina.
Rucola e lattuga si contendono lo
spazio
accanto al riccio cavolo verde
sotto la fresca rugiada mattutina.
Le tegoline gialle e verdi
si arrampicano verso l’alto
sullo steccato di recinzione
sotto la fresca rugiada mattutina.
I piselli abbondano la loro dolce
melodia
arricchisce la natura
sotto la fresca rugiada mattutina.
Steli verdi si attorcigliano in alto
la frutta incinta matura scarlatta
si raccolgono i pomodori
sotto la fresca rugiada mattutina
All’alba un colibrì inizia la sua
giornata
gloria mattutina cercata
sotto la fresca rugiada mattutina.
Ora, ci sono i tuoi fiori
la viola del pensiero celeste nei tuoi
occhi
la rosa rosso lucido delle tue labbra
il giglio ragno del tuo corpo cremoso
il bianco della tua rabbia di
oleandro.
e l’universo di colori e profumi che
sei tu.
Ti vedo in ogni colore di ogni fiore,
i petali che cadono volteggiano
giocosamente
sotto la fresca rugiada mattutina.
Ma forse, vedo di più in te la
semplice eleganza
il fiore che non appassisce,
l’amaranto,
umile e forte con la sua bellezza
eterna
II
L‘orologio del campanile
Mi sveglia presto un
mattino di luglio.
Il cielo è semicoperto,
l’aria afosa
La pioggia non tarda
Rinfresca i fiori nelle
aiuole e nei vasi
Le foglie degli alberi
rinverdiscono
Sembra quasi un mare
l’erba.
Un colibrì saetta da un
fiore all’altro,
scaccia le api che si
nutrono dello stesso nettare
Ha il dorso verde e il
ventre grigio scuro.
Un anello rosso attorno
al collo
Sembra che indossi un
frac
La sua coda biforcuta lentamente
Si muove su e giù, lo tiene in equilibrio
Infila il lungo becco e
trafigge
Mandeville, Azalee, Zinnie,
poi la salvia.
III
Anche al pianterreno
della palazzina di Buffalo
il vento che soffia dal
lago Erie penetra attraverso
fessure delle finestre a
ovest, la sua cantilena ci sveglia
perfettamente intonato
in primavera ed estate
i piccoli colibrì
piroettanti si nutrono d’acqua dolce
difendono il loro
territorio fino all’ultima goccia.
Gli scoiattoli
divertenti per tutti saltellano sui rami
degli alberi. Mi
rattristo quando finisce la bella stagione
e partono i minuscoli
uccellini: lacrime grandi cadono su
foglie di piante
sottostanti, l’autunno è in arrivo
ma i colori dei fiori
sono ancora splendenti
solo qualche foglia
ingiallita durante le migrazioni.
Ora la cantilena si
trasforma in raffiche stonate, ogni
cosa non legata finisce
stagionalmente sulla riva del lago.
IV
Piccola e leggera, da
noi sai nasconderti,
Come la viola e l’astro,
semplice e bella,
Nei prati d’erba, al
tepore della primavera
Spunti, e noi possiamo
ammirarti e lodarti.
Dall’aldiquà cosa posso
pensare?
Piccolo velo, avvolta in
tanto mistero,
Quando saprò comprendere
del creato il vero?
Altro non posso che
restare a guardare.
Lentamente crescerai,
visibile alla gente,
Da giovane toglievo i
tuoi petali uno per uno
“M’ama, non m’ama” la
tua risposta non mente.
Vicino alla sorgente un
poeta legge e sospira,
E tu margherita da
sempre lo stai ad ascoltare,
Sei una creatura di Dio,
un fiore che ispira.
V
Marina mi ha insegnato
ad andare in bicicletta
d’estate,
girando attorno allo
stagno
vicino al campo di grano
dorato.
All’ombra del salice
ci siamo riposati.
Le rane gracidavano
cacciando insetti e
vermi,
le rondini si
rinfrescavano
nello stagno.
Un giorno il contadino
l’ha fatta cadere dalla
bicicletta,
quasi.
Andavamo in giro per i
campi
spensierati.
A fine giugno le
trebbiatrici
separavano i chicchi
dorati,
poggiandoli sull’aia
e imballavano le balle
di paglia
accatastate nel fienile,
dove noi al tramonto
furtivamente
scoprivamo espressioni
nuove dell’amicizia,
Per San Martino Marina
ha traslocato.
Mi ha lasciato solo con
la mia
ombra.
Ho cercato sollievo e
Marina
in quell’ombra.
Invano.
VI
Pioggia di primavera
benvenuta
Risvegli la natura addormentata
Alberi, erba, cespugli e
i primi fiori
Inizia la danza degli
uccelli e degli amori.
Preannunci la pioggia
estiva
Rigagnoli, fiumi e laghi
si gonfiano.
Nel cielo tuoni e
fulmini trionfano
Il forte vento furioso e
lacerante,
Canto che mi entra in
corpo e mente.
Se non grandina arriva
l’arcobaleno,
Dalla soglia lo ammira
il contadino.
Piogge autunnali si
riversano sul prato
I solchi e le zolle
umide si mescolano,
Le foglie ingiallite dai
rami offuscano.
In un sogno ti stringo
forte forte
Per convincerti a
dimenticare
Le cose che sono amare.
Pioggia invernale,
scendi con forza
La legna sul focolare
avvampa,
Dal freddo il suo calore
mi riscalda.
Libri e immagini
famigliari
Mi rincuorano, tanto mi
son cari.
Arriveranno gli
acquazzoni di primavera
E anche gli amanti
giorno e sera,
Ridestano gioie delicate
e il dolore.
Ricordi che trafiggono
il cuore.
Pioggia di primavera e
d’estate
Pioggia d’autunno e
d’inverno,
Amo la gioia e il dolore
che mi porti!
VII
Hanno previsto pioggia
i raccoglitori di
lumache
preparano secchi e torce
per la lunga
passeggiata.
Lungo i fossi e nei
campi
erba e cespugli si
bagneranno
i raccoglitori di
lumache
s’incamminano
lentamente.
Nella quiete assoluta
i giovani raggi di luna
rivelano i sentieri
viscidi
delle lumache sugli
steli d’erba.
A pochi metri uno
dall’altro
due ottuagenari
raccolgono
conchiglie marroni
scintillanti come pietre
preziose.
A volte passano minuti
per trovarne un’altra.
Anche ore.
Ma loro continuano a
passo lento
nella notte attraverso
il campo.
Li accompagnano le rane
che gracchiano nello
stagno
in armonia con lo
stridio del gufo
e dei tanti pipistrelli.
Gli steli frusciano di
nuovo
mossi dal vento e dalle
lumache
l’ululato del bracco
dall’aia
li richiama verso casa.
VIII
Il gallo canta
e il vecchierello
di buon’ora
nella stalla lavora.
Le foglie ingiallite
cullate dalla brezza
lasciano il ramo
del melograno.
Ruspa fra le pannocchie
in cerca di chicchi
sull’aia assolata
la gallina affamata.
Un bacio della mamma
interrompe l’incubo
sorride il bambino
al sole mattutino.
Il mosto ribolle
nella botte di rovere
pregusta il contadino
l’arrivo del buon vino.
L’autunno precede
il freddo e il gelo
all’inverno imminente
si prepara la gente.
IX
Amo il mattino di ogni
stagione
per l’equilibrio che
implica,
essendo qualcosa con cui
lotto.
Suppongo che mi
piacerebbe essere
una stella, che si
accende e si spegne,
scende di nuovo alle
polarità,
equilibrio.
Mattina. Le farfalle
prendono il posto delle
falene,
le rondini il posto dei
pipistrelli
i cani il posto dei
coyote
dalla quiete notturna al
risveglio,
il torpore lascia il
posto alla luminosità.
Donne, uomini e bambini,
flora e fauna iniziano
la loro danza
e questo mi piace.
Sistemi. fanno mattino
tutt’intorno a noi
anche ora, mentre ci
inginocchiamo
per ringraziare madre
natura.
Dove vorrei essere tra
dieci
anni, qualcuno chiede...
e cosa
posso rispondere?
Arrendersi
con grazia al mattino,
con
tutta la grazia che
posso raccogliere
dalla circostanza delle
tenebre,
che è solo un’altra cosa
che non resta. Si
dissolve,
e “m’illumino
d’immenso.”
X
Un tiepido sole illumina
le foglie di colori variopinti
Tingendo gli alberi di
splendore autunnale
I tableaux da madre
natura dipinti
Raccontano una storia
stagionale.
L’incantesimo del canto
degli uccelli
Porta gioia di vivere a
bambini e adulti
Mentre il buon mosto
bolle nei tinelli
Come trasmettono i
sorrisi sui loro volti.
Tutto ciò che giace
sotto le foglie cadute
Un mistero nei sogni di
una ragazzina
Evocano desideri di cose
mai avute
Nei pensieri innocenti
della bambina.
A casa l’attende il
calore del focolare
Le caldarroste
scoppiettano sulle braci
La fanciulla già sente
fragranza e sapore
I nonni l’accolgono con
amorevoli baci.
Il lungo viale boscoso
di notte si trasforma
Era un giardino dorato
nell’ora diurna
Mostra tutte le stelle e
una splendida luna
Ora un argenteo
splendore nell’ora notturna.
Le coppiette
sottobraccio osservavano i fiori
E i fiori erano belli e
freschi e umidi
La rosa vergine e il
giglio diversi e rari
Raccolgono il canto
degli amanti timidi.
La margherita felice i
rossi papaveri
Caricano di sogni l’aria
della sera
Portando le risate fra i
ricchi e i poveri
In quest’idillio bel tempo
si spera.
XI
Molto tempo fa qualcuno
Mi ha scolpito nelle
sembianze di un dio
Ora ho dimenticato quale
dio
Avrei dovuto
rappresentare.
Non ho coscienza ora che
della pietra
Della luce del sole e
della pioggia
Il sole che cuoce la mia
pelle di pietra
Il vento che solleva i
miei capelli
La luce del sole è calda
su di me
La luce della luna è
fresca
Lanciando uno schema
argentato di luce e oscurità
Sui piani del mio corpo
I miei pensieri ora sono
i pensieri di una pietra
La mia sostanza ora è la
sostanza della vita stessa
Sono sprofondato nella
vita come si sprofonda nel sonno
La vita è sopra di me,
sotto di me, intorno a me
Muovendomi attraverso i
miei pori di pietra
Non importa quanto
piccolo sia lo spazio in cui racchiudi la vita
Quello spazio è grande
quanto l'universo
Spazio, volume e la
sfumatura del volume
Ti muovi attraverso me
come accordi di musica
Come il sapore della
felicità in gola
Che temi di perdere,
anche se potrebbe soffocarti
Nelle città questo non
si sa
Per lo spazio c'è il
vuoto
E il tempo è tormento
Da quando sono diventato
una pietra
Non ho bisogno di
ricordare nulla
Tutto è ricordato per me
Vivo e penso e sogno
come una pietra
Nella calda luce del
sole, nella pioggia tumida
Tutte le mie superfici
sono toccate dalla morbidezza
Dalle dita leggere del
vento
Il lento gocciolare
della pioggia
Il mio corpo conserva
solo debolmente l’immagine
Che doveva rappresentare
Sono più bella e meno
rigida
Sono una parte dello
spazio
Il tempo è entrato in me
La vita è passata
attraverso di me
Che importa il nome del dio che avrei dovuto rappresentare
© Andrea Guiati
2023
Nessun commento:
Posta un commento